RAGESTORM - The Meatgrinder Manifesto



Ragestorm - The Meatgrinder Manifesto (2010, Autoprodotto)

A livello di concept i nostrani Ragestorm hanno fatto davvero un lavoro interessante; sebbene i testi a sfondo sociale siano già stati usati centinaia se non migliaia di volte, i nostri lo ripropongono con la metafora del 'Tritacarne', dando un nuovo punto di vista a riguardo. Le idee in testa le hanno abbastanza chiare!Un pò diverso il discorso dal punto di vista musicale...
Il disco inizia con un intro elettronico 'Introduction to Indoctrination' che ripropone l'avanzare di un tritatutto "ipnotico". E parte 'The Meat Grinder Manifesto' con la base ritmica che segue i tempi dettati dall'intro per partire subito dopo con una mazzata death (ma si, diciamo deathcore melodico) senza compromessi. La voce è da paura, complimenti! Il pezzo fondamentalmente si regge sullo stesso ritmo con qualche influenza di death melodico nordico, qualche parte più rallentata ed un bel riffing-work. Verso la fine il pezzo diventa più cadenzato e va' sfumando verso la conclusione. 
Nonostante le influenze non immaginatevi le parti di cleans vocals usuali del caso poichè qui non vi è traccia. La successiva 'Call of Duty' comincia con un riff di fondo aggressivo portando all'attacco della batteria e tutto il resto della band che, partendo con un non veloce deathcore di stampo americano, cambia un pò seguendo lo stile del pezzo precedente. Personalmente non rientra nei miei ascolti usuali, ma il lavoro è ben fatto, nonostante il pezzo in questione sia poco articolato e, per quanto mi riguarda, leggermente noioso. 
'Where Health Means Death' inizia molto cadenzato e con in se un flavour lugubre che dura poco, per lasciar posto ad un attacco violento e melodico nello stesso tempo. Le influenze che personalmente ho avuto modo di riscontrare provengono dal panorama death svedese, con qualche piccolissima sfumatura thrash. 
La song (grazie al cielo) è articolata e non come la prima. L'ascolto scorre fluido, senza infamia e senza lode. L'unica cosa che non capisco è perchè la maggior parte delle bands che propongono 'sto genere non cerchino di discostarsi dal resto e cercare di personalizzarsi un po' di più, ammettendo che sia difficile oggi come oggi. Il capitolo successivo è 'New World Order' che dalla partenza mi fa ben sperare, ma ecco che la band non si muove di una virgola da quanto detto finora. 
Ripeto che il lavoro fondamentalmente è ben fatto e ben prodotto, il lavoro tecnico ed in particolar modo il cantato l'ho gradito tanto. Ma ci troviamo davanti una band fotocopia di molte altre (ripensando a tutti i miei ascolti passati). La differenza di questo pezzo è che vi sono presenti un po' più di cattiveria, qualche stacchetto molto azzeccato. Almeno è abbastanza articolato e movimentato. 
A concludere l'EP troviamo 'Idiocracy' nella quale ho avuto modo di riscontrare anche qualche piccola idea di black melodico europeo moderno. Credo sia il pezzo più degno di nota di tutto il lavoro. 
Se dovessi consigliare questo disco lo farei agli amanti delle succitate sonorità (senza le solite clean vocals però). Io personalmente l'ho ascoltato, apprezzandone il contenuto, nonostante non sia il mio tipo di ascolto preferito, ma non credo lo riascolterei.