Neith - Soul Disfigurement (2011, Autoprodotto)
Da Genova arrivano i Neith, death metal band nata nel 2009 dalla mente di Fabio Pozzo (voce/chitarra), con i compagni di suonate Dania Longo (basso) e Paolo De Palma (batteria), ma che vede il completamento della formazione solo nello scorso anno con l'ingresso del vocalist David Krieg. Sarebbe limitativo etichettare la proposta della band semplicemente come Death Metal, poichè i nostri infilano all'interno della proposta varie influenze.
Già dall'opener 'Soul Disfigurement' troviamo un mix di momenti un po' epici e alcuni riferimenti gotici, oltre a parti massicce di matrice death melodico, una punta di heavy verso la fine ed un gioco di voci pulite e non, inserite in modo convincente. 'A Strange From Of Absence' propone riff death melodici corposi ed una batteria articolata, con uno scream abbastanza incazzato, giocando anche con alcuni cambi di tempo che arrivano fino ad una bella sparata violenta quasi a sfociare in aloni black (ho detto aloni!) che dal vivo segnerà di sicuro l'inizio di un pogo cattivo.
Le influenze variano abbastanza, dai Nevermore, agli Arch Enemy a certe parti di clean vocals che per alcune impostazioni mi hanno fatto pensare per un attimo ai System Of a Down (badate bene, certe impostazioni, non la somiglianza della proposta musicale). 'Endurance Of Failure' è l'episodio più pesante ed aggressivo dell'Ep, con tempi martellanti portati avanti da un' ottima base ritmica movimentata, a volte cavalcante. Il Growl del frontman è davvero incattivito e ruvido come la tradizione del death americano vuole, con in fondo alcuni muri di chitarra ben fatti ed avvolgenti. Lo scream, anch'esso buono, arriva a certe parti finali che somigliano alla Sabina Classen più ispirata (vedasi gli Holy Moses), ma solo in alcune parti finali.
Ovviamente non mancano inserti melodici con l'ausilio di un incrocio di clean vocals davvero ispirate con un forte flavour gotico/epico, oltre che profondi. Personalmente non trovo la proposta rientrante nei miei canoni d'ascolto, ma essendo obbiettivo non si può non parlare bene della band. Inoltre è lodevole il loro osare qualcosa di nuovo, lascindosi guidare dalla musica senza mettere parametri di genere, ma lasciare che tutto venga fuori senza forzature. Infatti, ci tengo a precisare che le influenze che cito sono da intendere come influenze di stile e non come vari scopiazzamenti e riproposizioni di pezzi di altre bands.
Conclude il lavoro 'The Illusion', un momento di sole chitarre pulite accompagnate da atmosfere melodiose e plumbee grazie al buon utilizzo di keyboards, creando un' armonia davvero avvolgente e dal piacevolissimo ascolto. Un oasi di pace per salutare l'ascoltatore se vogliamo. Tirando le somme, un ascolto che troverà consensi sia in chi ascolta gothic sia in chi ascolta death melodico. Un esperienza uditiva interessante, ma che personalmente vedo un po' da sistemare in alcune parti per quel che riguarda l'amalgama degli stili, che seppur creino un buon ascolto, a volte mi è sembrato di trovarli un po' poco fluidi. Mi complimento con i musicisti, oltretutto bravi, per il cercar di andare oltre e per l'attitudine mostrata, riuscendo a personalizzarsi.
Concludendo una nota di merito va all'autoproduzione, che seppur non impeccabile rende davvero buono l'ascolto. Dopo questo buon Ep, ci si aspetterebbe un ulteriore crescita compositiva e qualcosa di veramente unico per il futuro!