Disease Illusion - Backworld (2011, UltimHate Records)
In Italia negli ultimi anni si è avuta un'invasione di band dedite al Death Metal melodico di matrice nord europea, e svedese in particolare. Ad oggi molte band (a mio avviso anche troppe) continuano su questo filone musicale, tra cui i bolognesi Disease Illusion.
Il combo vede la luce nel 2008 e nello stesso anno sforna l'Ep d'esordio 'Reality Behind The Illusion' ad oggi, forti di una certa esperienza live condividendo palchi con nomi importanti e rafforzando la loro crescita artistica. I deathsters nostrani si ripresentano al pubblico con il loro primo full lenght 'Backworld', registrato presso i Regrexion Studios di Bologna e mixato ai Domination Studios di San Marino (come fecero in precedenza i DGM, Stigma e The Modern Age Slavery).
Dopo aver affidato l'artwork all'Archetype Design (Behemoth, The Faceless e Graveworm... mica cazzi) i nostri si accingono a proporre la loro fatica sotto l'ala protettrice della UltimHate Records.
'Backword' è fondamentalmente un classico album death metal melodico, come detto in fase di apertura, con all'interno un'ottima tecnica da parte di tutti i musicisti e del vocalist che non si risparmia tra possenti ed avvolgenti growl e graffianti ed aggressivissime scream vocals. Una nota di merito va anche alla preparazione dei chitarristi ed alla tecnica eccellente del drummer che riesce a rendere articolato il lavoro.
Dall'opener 'Last Murder' si notano subito aloni svedesi, un inizio melodico ed accattivante dove quasi subito parte tutta la band all'attacco con uno scream ben piazzato. Il pezzo, come gli altri del resto, ha una composizione classica per il genere, non sdegnando pesantezza monolitica coadiuvata da un certo gusto per la melodia. Passando per 'From Ashes To Dust', 'The Truth' (dove ho trovato un piccolo alone che mi ha ricordato i Moonspell) fino alla conclusiva 'Light On This Earth' si ha modo di usufruire delle capacità della band che inserisce in modo certosino le influenze citate, con un occhio di riguardo per gli In Flames, Dark Tranquillity e qualche spruzzo melodico sulla falsa riga dei Graveworm.
In certi punti si ritrovano punte di intrusione di Amon Amarth-iana memoria, evitando comunque ogni tipo di plagio, seppur davvero poco viene detto di personale ed originale. Ben creati i momenti ricchi di pathos che riescono a regalare situazioni musicali emozionanti ed intime. La pecca di tutto il lavoro è proprio la mancanza di una buona personalizzazione, causa che fa infilare la band nel calderone death melodico italiano senza nulla che li faccia spiccare da altri colleghi.
Certo non voglio screditare i musicisti che, come già detto, sono bravissimi e con un grande potenziale. Durante l'ascolto non si possono non notare alcune sfaccettature progressive ed alcuni riff leggermente thrash-oriented (ma proprio alcuni e pochissimi). Un lavoro ben studiato e ben concepito, ma ahimè nulla di mai ascoltato.