Show Stripsilence - Thirteen Tales of Love and Death (2012, Sleaszy Rider Records)
I rockers Show Stripsilence, sono attivi dal 2004 e sono arrivati lo scorso Gennaio alla tappa del secondo album. Il titolo 'Thirteen Tales of Love and Death', già dice tutto, ci ritroviamo al cospetto di tredici storie di Amore e Morte horrorifiche, seppur il sound ha più un semplice refrain horrorifico, lasciando maggior spazio ad un puro Rock'n'Roll / Punk di matrice americana. Ma andiamo con ordine e seguitemi per come si deve.
Riff accattivanti ed energici presenti sin dall'opener 'Bloody Fair', dove una verve aggressiva vi travolgerà piacevolmente. Il ritornello è qualcosa di veramente vincente che per alcuni aspetti mi ha fatto venire in mente per un'istante i The Bronx di 'White Drugs', soprattutto per il cantato. State certi il segno che lascerà in voi questo pezzo sarà indelebile!
'The Creature' è un tornado sonoro (primo singolo rilasciato dalla band di cui è stato messo online da poco il video, ben fatto). La band sa il fatto suo e, seppur non proponga nulla di realmente nuovo, lo propone bene e con grande attitudine e stile, ecco un buon termine rockeggiante da affibbiare a questi morti viventi, stilosamente oscuri (concedetemelo)!
Segue 'Kill Kill' dove i nostri prendono quella vena rock'n'roll tinteggiata da alcune soluzioni punk ed un mood radiofonico che farà risultare l'ascolto piacevole a tutti. Se volessi citare qualche nome per farvi intendere meglio di cosa parlo, pensate a bands come i prima citati The Bronx, i Backyard Babies ed una forte attitudine (non solo sonora) horrorifica tratta inequivocabilmente da Misfits e Wednesday 13, e trovate riconducibili per stile ai Turbonegro. Poi inserite a tutto ciò quell'aria strafottente sulla falsa riga degli Hanoi Rocks, delle Nashville Pussy, e per alcune trovate ancora ai Turbonegro. Shackerate con forza ed il risultato sarà questa sinistra ed ammaliante storia necro-romantica divisa in tredici capitoli. Non pensate però ad alcuna forma di plagio, sia chiaro. Gli zombie nostrani mettono anche farina del loro sacco, risultando molto freschi.
Deviazione su soluzioni più soft ed emozionali con 'Sweet Vampira', dove la chitarra diventa ammiccante, accompagnata da una sempre ben coordinata base ritmica ed un cantato che risulta essere personale e molto ispirato. Un pezzo da classifica che si farà ascoltare e riascoltare più volte, e che regala anche un bell'assolo che farebbe pensare a Slash in certi spunti dal vago sapore blues, ma lasciando trasparire l'ottima e personale preparazione dell'axeman. Le tematiche, come già detto, parlano di amore e morte, tematiche buttate giù su composizioni varie, tali da non far risultare noioso neanche un solo secondo di tutto l'album e inserendo più soluzioni così da regalare un sentimento ed un'ambientazione diversa ad ogni singolo pezzo.
Si mette nuovamente il piede nell'acceleratore con l'antemica ed arrogante '1882', contenente un ritornello che sicuramente vi risuonerà in testa già dopo il primo ascolto. 'Night Of The Ghouls' ha dei riff iniziali travolgenti e le parti cantate si alternano tra il graffiante cantato consueto di Gento ed alcune parti con effetto megafono. Briglie sciolte alla sei corde ed una base ritmica che trova il suo giusto spazio senza mai cedere. La produzione ottimamente riuscita poi riesce a non coprire nessun componente, con volumi perfettamente allineati. L'artwork rimanda molto alla scuola horror degli anni 80/90 con alcuni palesi riferimenti ai famosi b-movie 'I Racconti Della Cripta', oltretutto già dalla stessa copertina è chiaro qualche riferimento ai succitati Misfits.
La cosa che più si nota però, è una capacità della band nel riuscire a non farsi coprire dalle influenze descritte, distanziandosi abbastanza da ogni forma di scopiazzamento. (Lo ripeto perchè è importante che non fraintendiate quello che intendo per influenze!) Certo la linea stilistica intrapresa è quella citata, per cui qualche minimo riferimento è riscontrabile, ma da intendere giusto come tale e non come un "già sentito".
Continuando l'ascolto si arriva ad un'attacco rigogliosamente convincente con 'Slaughter House Motel' per passare all'esilarante 'Drunk Of Blood' con un cantato sempre più aggressivo ed i cori perfettamente inseriti.
La successiva 'Scared To Death' segue la stessa linea arrivando alla più morbida 'Zombie In Love', dal sapore ottantiano che fa venire in mente Michael Monroe per certi aspetti (senza le sue classiche stonature). Un pezzo che vi farà godere. Personalmente vi suggerisco di ascoltarlo durante un viaggio sulle statali americane a bordo di una Mustang cabrio e una lattinazza di birra a portata di mano, e non dimenticate di portarvi la vostre dolce metà zombie.
Assolo ammaliante ed un romantico refrain per arrivare alla potente 'The Black Cat'. E qui già immagino in sede live un'agitazione generale dei fans sotto il palco! Energia messa in musica! 'Saint Coruvo Lagoon' segue l'adrenalina sonora con selvaggia grinta e voglia di farvi smuovere la testa e fare un'allegro headbanging.
Conclude 'Splatters', in maniera del tutto retrò, dove ci si ritrova catapultati in suoni di altri tempi, un romanticismo zuccheroso, ma a distanza di sicurezza da ogni forma gratuita di diabete. Un lento in stile con le ballad degli anni cinquanta che lascia spiazzati dopo quanto sentito finora, ovviamente inteso in senso positivo. La registrazione volutamente "antichizzata" riesce nel tentativo di farvi rivivere per circa quattro minuti quelle magiche sensazioni melodiche che ormai sono perse.
Che dire in conclusione? Dovendo annotare un mio parere definitivo ed obiettivo, vi suggerisco di procurarvi il disco, che come avrete ben inteso ripropone sonorità non nuove ma tinte di rinnovata freschezza e grinta, oltre che dalla grandissima attitudine, e rockeggiate tutti insieme comunque! Un lavoro con una sua varietà di proposta, per cui adatto a chi vuole smuovere le chiappe durante una festa, e con alcuni pezzi adatti a chi vuole far sua la bella di turno, ammaliandola con della buona musica, sinistra ma allo stesso tempo attraente.
Cosa farò invece io? Dopo aver svolto il compito di recensire 'Thirteen Tales Of Love And Death', resto adagiato sulla poltrona con una cassa di birra fredda accanto e premo nuovamente il tasto Play del lettore per rivivere tutte le belle sensazioni ed emozioni che questo disco mi ha regalato. Ovviamente mi dovrò rialzare in piedi quando ci sarà da fare un po' di headbanging o air guitar; mi fate compagnia?