Mandragora - 'Carnal Cage' (2012, SG Records)
Dalla Lituania ecco il ritorno dei Mandragora, una band attiva sin dal 1998. Dopo alcuni demo ed un full lenght del 2005, i nostri si ripresentano sul mercato con questa nuova fatica intitolata 'Carnal Cage' ed edita dalla nostrana SG records. I nostri propongono un thrash/death metal melodico pesantemente influenzato dal panorama svedese, con momenti cupi e nello stesso tempo molto aggressivi. Un’album abbastanza compatto che farà felici gli amanti di tali sonorità.
Ovviamente nulla di nuovo, ma proposto con cognizione di causa, riuscendo a miscelare in maniera ottimale la corrente Thrash teutonica con quella svedese di cui prima. Una buona tecnica ed una capacità esecutiva non da poco! Nove tracce che riusciranno a farvi godere di un piacevole ascolto, molto fluido e senza intoppi, a parte alcuni frangenti dove si risenta di sonorità già troppo ascoltate in passato.
Ma pezzi come 'Unconsciousness' non potranno non piacervi, dove un’introduzione maestosa vi rapirà ammaliandovi con i suoi riff oscuri e pacati, seppur energici ed avvincenti. Per partire poco dopo con una galoppante scarica elettrica. Durante l’ascolto non nego che, per alcune trovate, mi sono venuti in mente i My Dying Bride. Da citare anche 'In Doubt' con una ritmica costante e dall’approccio semplice, ‘Curse Of Existence’ che vi farà venire la pelle d’oca, per alcuni riff che descriverei come epicamente avvolgenti, dove una base ritmica vi attaccherà pesantemente. Ottimo anche il growl che riesce ad annichilire l’ascoltatore, risultando ispiratissimo, ben impostato e profondo.
Molto thrashy ‘Desolated Fields’, con un’incedere affascinante di matrice tedesca, dove le chitarre si incrociano sparando riff davvero buoni. Nota di merito agli assoli, nulla di speciale, ma ben fatto. Durante tutto l’ascolto si gode di una produzione adatta al contesto, con quella giusta crudezza che faccia si che il sound non risulti plastificato e finto. Uno dei punti forti della band è la creazione avvolgente ed a volte tagliente del riffing work. Si conclude con la strumentale ‘After’, dove viene data briglia sciolta alla chitarra, che in meno di tre minuti e mezzo vi avvolgerà la mente con melodie piacevolissime. Per concludere quello che risulta essere un buon album.
Arrivando al conto, un cd che gli amanti del metallo pesante e nello stesso tempo melodico troveranno godibile, seppur nulla di innovativo venga proposto. Un ascolto abbastanza dall’approccio facile per il genere, che vi terrà buona compagnia per poco meno di un’ora.