Killer Penis - Hell Is In My Place (2012, Lamette Records)
Ci eravamo già addentrati nella Tearsvalley toscana a proposito dei The Homebreakers, e quest’oggi facciamo ritorno nella valle per presentare i Killer Penis, provenienti da Montecatini.
La band vede la luce nell’Inverno dello scorso 2011 da un’idea di Marvin e GG, rispettivamente voce e chitarra, un’idea di creare una band in perfetto stile con quanto fatto da band nordiche come i Turbonegro. Dopo alcune ricerche si completa la formazione con Lorenzo all’altra chitarra, Cristiano alla batteria ed Ermy al basso. (Quest’ultimo un ex componente dei Blood’77).
Nel Novembre dello stesso anno i nostri registrano questo ‘Hell Is My Place’ in presa diretta, rifiutando qualsiasi artificio computerizzato e ritocchi digitali nel sound, così da proporre lo stesso in maniera autentica e cercare di riproporre su disco la stessa energia espressa in sede live. Ma vediamo da vicino questo lavoro.
Partendo dall’artwork, si nota una voglia di essere schietti. Di fatto, i Killer Penis, propongono l’album con una veste grafica minimale ma d’impatto!
Già dall’opener ‘M.I.L.F.’ la band parte energica e cazzuta, un punk’n’roll vecchia scuola con ritornello attraente e melodie dal facile approccio, creati su una base ritmica bella pomposa.
Tutti i brani sono sul medesimo filone stilistico, facendo risultare l’album abbastanza omogeneo e lineare. Esilarante la successiva ‘Fuckin’ Loser’, con riff crudi e diretti, intenti a far breccia nell’ascoltatore e fare venir voglia di saltare, agitare i capelli e far festa! Appunto, il cd è perfettamente adatto come colonna sonora di una festa, facendomi venire in mente le situazioni più “estreme”, come l’esser buttato su un divano a tracannare wisky, con la donnina disponibile di turno e rockeggiare!
Altri proiettili ‘Jungle Law’ e la conclusiva ‘Cow Boy Pussy’, adatti come sottofondo durante qualche scorribanda notturna per i locali più fetidi di Los Angeles a bordo di una motocicletta.
Le influenze che si riscontrano durante l’ascolto di tutto il lavoro sono da ritrovare in band come Motorhead, Ramones, Hardcore Superstar, Gluecifer e Turbonegro (idoli dei nostri, per loro stessa ammissione). La band è molto ben coordinata e capace, ma d'altronde, non stiamo parlando di pischellini sbarbatelli! L’attitudine non manca di certo, né la voglia di divertirsi e soprattutto far divertire.
Ogni pezzo va dritto al sodo senza fare giri di parole, lo stesso dicasi per i titoli esilaranti e ironicamente provocatori come ‘Hard Cuitus’ e ‘Your Face Needs A Kick’.
L’auto produzione è adatta al contesto, cruda e minimale, come detto in apertura, trattasi di una registrazione in presa diretta, che non sminuisce l’operato della band, anzi, lo rende più rude e diretto! Gli strumenti sono ben livellati come volume, quindi si gode pienamente delle chitarre ruvide, aggiunte su una base ritmica ben costruita, semplice ma d’impatto. Dove su tutto si scaglia la voce, abbastanza incazzata ed ispirata!
Chi ama il rock’n’roll/punk’n’roll stradaiolo e genuino proverà grandissimo piacere nell’ascolto di questo ‘Hell Is My Place’, oltre che un’ottimo disco da inserire durante una festa trasgressiva o durante i momenti adatti per far casino! Un’album che si va ad infilare nella corrente “filosofica” Sex, Drugs And Rock’n’Roll con tutti i diritti ed a testa alta.
L’unica pecca sta in alcuni punti dove mi sarei aspettato ritmiche un pò più accelerate, ma ciò non toglie validità alla band, seppur sia una cosa che personalmente correggerei per il futuro.
Ovviamente, come da intendersi, lasciate stare se prediligete robe moderne con il sound cristallino, ma in fondo la band non ha la presunzione di innovare nulla, piuttosto di suonare per genuina passione ed attitudine. Queste non mancano di certo, statene certi! Come inizio siamo messi veramente benissimo, vedremo gli sviluppi eventuali della band… attendiamo con vero piacere un’altra dose di energia!