HAMMER - Strike



Hammer - Strike (2012, L.A Riot Survivor Records)

Gli Hammer, sono la band di Big Richard, il bassista degli storici Fingernails, per chi non lo sapesse.
Dopo la formazione nel 2005, due ep, un’album ed un doppio cd uscito lo scorso 2011 (‘Hammer Nation’), i nostri si ripresentano oggi con questo album live intitolato ‘Strike’, sempre per la giovane L.A. Riot Survivor Records, contenente tre pezzi inediti ed alcuni lavori già proposti in passato, come per ribadire ai kids come si faccia della musica sana, genuina e soprattutto molto attitudinale.
L’apertura del disco è affidata a ‘Bo-A, I Don’t Know-A’, un’intro acustico simpatico, con chitarre e voce dal sapore sessantiano.
La prima traccia vera e propria parte lanciando l’ascoltatore in un “pianeta” fatto da chitarre distorte che propinano riff taglienti, al fulmicotone, ed una base ritmica lanciata ad alta velocità. Tutto ciò in una situazione hard’n’heavy di matrice prettamente ottantiana. La voce è una sorta di falsetto sgraziato e grezzo, molto “psicotico” ed aggressivo. Non mancano buoni assoli di chitarra, fondamentalmente semplici ma efficaci. La band non si perde in vari fronzoli, va dritta al sodo!
‘I Like To Play On Saturday Night’ è un pezzo hard rock con varie inflessioni rock’n’roll adatto per far casino ad una festa o, meglio, ad un concerto. Di fatto, la band dal vivo risulta molto trascinante. Poi aggiungeteci che i ritornelli sono adatti per essere cantati, o urlati, dietro alla band, ed il gioco è fatto! Per certi aspetti, mi son venuti in mente i pazzoidi Raven, dei tempi che furono.
Ottima la capacità della band di fare un gran “casino” essendo solo in tre, roba a cui è impossibile restare indifferenti! Quanto detto vale anche per ‘Let The Fire Burn’, un concentrato di hard rock dove si notano chiare inflessioni di matrice Ac/Dc-iana.
Intro con alcuni “canti” festaioli in coro che si odono in lontananza,  prima di ritrovarsi davanti la successiva ‘The Hammer’; un giro di basso apre la strada alla band che parte in quarta, a velocità fulminee, per riprendere a lanciare alcune frecce hard’n’roll. Un pezzo di semplice struttura ma che non mancherà di farvi smuovere il culo dalla sedia, ah si, anche ad agitare la testa e fare le corna in aria! Doppia cassa massiccia e riff corpulenti, oltre che costantemente distorti e taglienti; delle vere e proprie rasoiate di adrenalina. Per dirlo in una frase sola, un’approccio estremamente Motorhead-iano!
La produzione è molto minimale, l’album è registrato in presa diretta. Ovviamente potrebbe far storcere il naso a chi predilige le iper-produzioni linde e laccate, ma vi assicuro che per come si presenta questo disco, questa minimale ci sta a pennello. Vi sembrerà di star ascoltando un album dei 70s/80s. Ma ricordatevi che, come indicato in apertura, i pezzi sono registrati live, probabilmente in un live-club. Adrenalina a vagonate anche nella successiva ‘Infernal Waves’, dove si presentano soluzioni sonore come indicate fino ad ora e come nel resto dell’album, tra l’altro.
Se vi procurerete questo album, preparatevi ad un’iniezione di adrenalina e tanto sano e genuino rock’n’roll grezzo e diretto. Una pecca, che può anche essere presa come particolarità, sta nella voce del frontman che a tratti non arriva all’estensione ed all’altezza di tonalità necessaria.
Seguono nella stessa direzione ‘Saturday Night Screaming’ e ‘Mr.Boogie’, dalle venature heavy e tempi antemici. Pezzo adatto a far un casino della madonna, anche il successivo ‘Rock’n’Roll’, dove si rallentano leggermente i tempi, a favore di una soluzione più cadenzata, ma senza che venga a mancare energia.
Gli strumenti sono ben regolati, quindi nessuno sopraffà l’altro, facendo godere pienamente delle composizioni.Ottima coordinazione ed affiatamento, per dei musicisti che fanno intravedere chiaramente la propria passione ed amore per il rock’n’roll di vecchia scuola.
Possono non essere originali, a tratti un po' già sentiti, ma non mancheranno di farvi divertire tantissimo, oltre che divertirsi loro stessi. ‘One Is A Bitch, One Is a Witch’ segue i tempi più ammorbiditi, regalando una bella situazione blues, che di sicuro vi avvolgerà in maniera piacevole. Sempre assoli d’effetto e tanta voglia di ammaliarvi.
Ci si avvicina al termine con la penultima ‘Where You Ever Right’, dove si riprendono i tempi energici di prima, con rinnovata energia. Ottimo il lavoro da parte di tutti i musicisti; la chitarra che fa il suo buon lavoro, un basso che avanza incessantemente e la batteria che pesta senza tregua.
Conclude il lavoro ‘Don’t Make Me Angry’, che parte con riff molto heavy, un pezzo che conclude in bellezza questo cd che gli amanti dell’old school apprezzeranno, senza attendersi nulla di nuovo sotto il sole, come si suol dire. Si passa da velocità graffianti a momenti più melodici, dove fanno sempre bella figura gli assoli e l’articolazione della base ritmica.
Rock’n’Roll is live!