The Heatlers - Cheeseburger Holocaust (2012, Autoprodotto)
I The Heatlers, sono una band toscana, dedita a tematiche incentrate sull’abuso gastronomico. Tematica non ancora toccata da bands del genere, oltre che abuso molto presente sullo stile di vita occidentale.
Il combo, nasce a Pistoia nel 2008, per idea di Tommy ”Lester Garofalo” Enfisema e Vinnie Colosimo, rispettivamente ex frontman e batterista della band thrashcore Jurisdick!tion.
Dopo aver trovato il resto dei componenti, adottato il Mighty Boar come icona (quel cinghiale con gli occhiali da sole stampato sulla panza del ciccione in copertina) ed aver dato alle stampe un demo, ‘Heatlers’, nel 2010; i nostri arrivano quest’oggi a pubblicare il loro primo album, ‘Cheeseburger Holocaust’.
Partendo da artwork e confezionamento del prodotto, non posso negare di esser rimasto positivamente sorpreso. Il cd è racchiuso in una custodia di cartone stampato più grande di una classica custodia di cd. Per intenderci, diciamo simile ad un 45 giri più piccolo. Aprendo la confezione, si presentano tre facciate con al centro tre linguette che mantengono il cd, dov’è stampato il Mighty Boar (sia sul cd che nello spazio ospitante), da un lato la foto della band e dall’estremità si apre una tasca che racchiude una sorta di pergamena con i testi, una carta con finte macchie di unto e sangue. Nella restante facciata i ringraziamenti da parte dei musicisti. Un’idea davvero carina e simpatica! La copertina parla da se: un panzone in mutande e camicia aperta, accomodato nel mezzo delle fiamme ed attorniato da tante grigliate. Schifosamente sublime!
Ma vediamo il contenuto del dischetto ottico...
Il suono di alcune moto custom che passano, un paio di chitarre che “cazzeggiano” con fare molto blueseggiante, per poi sentire una porta che si apre ed i passi di un losco tizio che entra in un locale ed inizia a sparare a destra e manca. Questo, a parole, l’intro ‘6 Burgers, 6 Steaks, 6 jacks (intro)’.
Si parte con la prima traccia ‘Pork Oil Addiction’, con tempi rock’n’roll accelerati, grezzi e sgraziati, come anche il vocalist del resto. La prima band di riferimento sono indiscutibilmente i Motorhead. La band non ha pretese di innovare niente dal punto di vista musicale, cosa che invece cercano di fare dal punto di vista del songwriting.
La seconda traccia, ‘Serial Griller’ ha un’attacco che sembrerebbe addirittura “rubato” ai Motorhead. Un rock’n’roll sporcato pesantemente di punk. Ma la band si definisce Pork’n’Fuking Roll.
I pezzi riusciranno a farvi smuovere per bene il culo dalla sedia, ed in sede live, saranno capaci di farvi saltare da tutte le parti; magari facendo un allegro headbanging ed hair guitar.
Proprio a questo servono i pezzi degli Heatlers, a farvi divertire e farvi passare un pò di tempo in maniera simpatica e spensierata. Senza volersi prendere sul serio!
I riff sono taglienti e unti come un filetto di pancetta fritto nel grasso. Schitarrate davvero ruvide accompagnate da una base ritmica sparata a mille e serrata, sempre restando nel suo genere.
Un piccolo problema l’ho riscontrato nei cori, poco amalgamati e la voce che avrei inserito con meno bassi, evidentemente per un lavoro non del tutto curato in fase di mixaggio. Sullo stesso stile proseguono ‘Popcorn Pollution’ e ‘Kebabbed (prepare to be)’. Quest’ultima con tempi antemici ed una carica decisamente distruttiva. Pensate che durante l’ascolto di tutto l’album mi sono ritrovato a battere il tempo con il piede ed agitare la testa, cosa del tutto inevitabile.
I musicisti sono preparati a proporre questo tipo di sound, mostrando una certa attitudine, lo stesso dicasi per il frontman, che, seppur non il massimo, risulta adatto al contesto. Una voce rauca che ci si aspetterebbe da un’eventuale figlio di Lemmy che dovesse cantare (passatemi la similitudine), lungi dal somirgliargli, ovviamente.
‘Antivegan Militia’ titolo anche provocatorio per i vegani, mette in chiaro l’idea gastronomica dei nostri. Oltre ad essere, secondo me, il pezzo simbolo della band, per quanto riguarda le lirycs.
Il sound, in questo capitolo, si irrobustisce, aprendosi a tempi più cadenzati ma massicci e cattivi. Per l’occasione il frontman evidenzia i suoi limiti nelle tonalità basse, mentre riesce a far di meglio nelle “urlate” alte e rabbiose degli altri pezzi. I riff giungono a sfiorare il metal.
Gli assoli sparati Rocky Porciano, sono di semplice fattura, ma d’effetto e classici per il genere.
Per la base ritmica composta dal prima citato Vinnie Colosimo e da Mike Scùtari, non c’è nulla da dire, una classica base che ci si aspetterebbe in questi contesti. Dove i musicisti risultano molto ben coordinati.
‘Too Fat Fingers For Telephone Buttons’ inizialmente è una fotocopia di ‘Rock’n’Roll’ dei Motorhead, ma subito si apre a melodie molto punkeggianti di scuola ramones-iana. Ritornello ossessivo dal sapore malato (ovviamente in senso buono). Un buon tiro anche su ‘Fried Chicken Overdose’, tanta energia e, come sempre per la band, temi esilaranti!
‘Rock’n’Roll Butchers’ segue quanto detto, anticipando la ballad ‘Fat Love Loser (ten ton lover)’, ispirato ad una storia vera di uno studente nerd ciccione americano che ha fallito, sentimentalmente parlando, nei confronti di una cheerleader della squadra di calcio del liceo. Storia molto usuale, da commedia per teenager. Comunque un pezzo che si ascolta con molto piacere. Se vogliamo, una pausa tra una mazzata e l’altra.
La produzione grezza riesce a far godere della fruizione, quindi un grezzo da non intendere come schifoso, a parte per le lacune dette prima. Conclusione affidata alla acceleratissima title track, per poi restare senza fiato!
Un’album, dunque, come tanti simili ci sono in giro, ma che fa il suo sporco lavoro, senza infamia e senza lode. Per cui, se siete stanchi di certe sonorità potete passare avanti; ma se amate il rock’n’roll minimale e molto diretto (ed in questo caso con testi “particolari”), procuratevi tranquillamente l’album.
Di sicuro un cd che farebbe ottimamente da accompagnamento ad una rockeggiante grigliata o una festa ad alto tasso alcolico e di colesterolo, ma nulla di più! Per il futuro spero di ritrovare la band con un lavoro mixato meglio.