DOVE I PESCI AFFOGANO - Capitolo I, L’abisso



Dove I Pesci Affogano - Capitolo I, L'abisso (2012, Autoprodotto)

Dove i Pesci Affogano è il nuovo progetto, di Andrea Cassetta, cantautore e polistrumentista romano che già dall’età di otto anni ha iniziato ad imbracciare la chitarra, proseguendo, successivamente, con lo studio della batteria e del canto.
Oggi propone questo ep ‘Capitolo I – L’abisso’, dopo varie esperienze in vari gruppi, la creazione di una colonna sonora (per il film ‘Fate Come Noi’), la partecipazione ad una compilation per artisti emergenti edita da La Feltrinelli ed un precedente album, ‘Vorrei Essere Come Te’, del 2009.
L’apertura del lavoro viene affidata ad ‘Ostaggi Della Realtà’, una canzone dai testi ispirati dalla quotidianità, di cui l’uomo è ostaggio, appunto. Un tema che potrebbe risultare banale, ma viene proposto in maniera del tutto convincente ed in maniera sentita. Non parliamo di canzonette, ma di opere d’autore per quanto mi riguarda.
Musicalmente parlando, ci troviamo davanti un perfetto connubio tra rock e pop/alternative rock, dove i primi nomi che mi vengono in mente sono quelli di Bluvertigo e certe produzioni vintage de Le Vibrazioni. Ma non storcete il naso amici rockers, questi riferimenti sono da prendere in senso largo. L’artista mette molta farina del suo sacco. Una canzone da radio rotation, visto che si ascolta in maniera fluida che è un piacere. La performance vocale di Andrea è sopra le righe, lo stesso riesce a trasmettere il proprio stato d’animo. Un cantato molto sentito e lo si nota subito. Ritornello dal piglio facile e chitarre ben intrecciate, così da rendere il suono bello pieno, mentre la base ritmica supporta il tutto in maniera molto coordinata, seppur un po’ troppo lineare.
Momento molto morbido con ‘Ossigeno’, una canzone dal gusto psichedelico, grazie all’ottimo lavoro fatto dalle chitarre ed una certa vena compositiva che fa venire in mente il rock radiofonico americano. Seppur le influenze citate per il pezzo precedente non manchino. Ancora un plauso alla performance vocale che mi ha lasciato estasiato, tanto è ben impostata e sentita. Spesso si suol dire la frase “cantare con l’anima”, e questo Andrea lo fa pienamente, trasmettendo le sue sensazioni in chi ascolta. Base ritmica più articolata che rende dinamico l’ascolto, per un brano che sembra quasi provenire direttamente dagli anni settanta. Cori d’accompagnamento che donano un certo flavour “woodstock-iano” ed areose aperture melodiche che riusciranno ad ammaliarvi.
Continua il lavoro con ‘Le Rive Della Desolazione’, aperto da chitarre pulite ed echeggiate, mentre appare la parte vocale molto morbida con una vena che definirei “disperatamente” malinconica, il che non lo dico in senso negativo, anzi, ottima la capacità di teatralizzare la propria dote di canora.
Il pezzo si muove interamente su questa linea, quindi senza base ritmica, ma solo strumenti a corde e voce. Melodico e romantico, ma guardando il lato tematico, siamo su strade tristi, comunicate ottimamente, ricollegandomi a quanto detto prima. Ma è lo stesso autore ad indicare che i testi trattano fondamentalmente alcune sue paure e frustrazioni
In chiusura troviamo ‘Dammi Ancora Un’attimo’, un’altro pezzo ben riuscito. Indicare le impressioni stilistiche che vengono in mente potrebbero essere anche lievemente fuorvianti, ma pensate ad alcuni piccolissimi riferimenti chitarristici ai Lynyrd Skynyrd, inseriti in una soluzione sonora alternative rock/rock pop moderna (che non significa plastificata e fredda) ed alcuni spunti che farebbero venire in mente, a tratti, i già citati Le Vibrazioni, alcuni echi alla Ligabue o certe situazioni tratte dai lavori più melodici e soft dei Litfiba. Tutto ciò amalgamato con personalità e grandissima attitudine.
Volendo fare un quadro sommario, un lavoro che si ascolta davvero con piacere, una musica d’autore (e questo ci tengo a sottolinearlo), uno sfogo di idee e sensazioni intime di un’artista che ha capacità e tecnica. Certo, se andate cercando musica hard’n’heavy, come di norma noi proponiamo, qua non vi è neanche l’ombra, seppur alcune sfumature hard rock verso la fine dell’ultimo pezzo non mancano – ma se amate la buona musica, a prescindere dal genere che ascoltate, questo lavoro merita la vostra attenzione.
Personalmente mi sento di consigliarlo agli amanti del rock alternativo, rock leggero e della musica italiana. Io l’ho ascoltato più volte rimanendone soddisfatto e facendomi travolgere dai piacevoli vortici emozionali che lo stesso riesce a donare.