Mortalicum - The Endtime Prophecy (2012, Metal On Metal Records)
I Mortalicum sono una band svedese formatasi nel 2006 grazie a Patrick Backlund, bassista e principale compositore della band.
Dopo il dovuto assestamento di line up, la band, registra nel 2009 il debutto, ‘Progress Of Doom’, che viene pubblicato l’anno successivo, dopo il contratto stipulato con la Metal On Metal Records (tuttora vigente), riscuotendo pareri positivi.
Quest’oggi, la band si ripropone con il secondo album intitolato ‘The Endtime Prophecy’.
Le nuove composizioni dei Mortalicum si sorreggono su un’ottimo connubio di doom di vecchia scuola inglese, vedasi Black Sabbath su tutti, con divagazioni sanguigne dell’hard rock dei seventies e certi risvolti che sfociano in alcune soluzioni che rasentano, in certi frangenti, aloni psichedelici. Ma mantenendo le distanze da qualsivoglia forma di plagio o copiatura delle gesta di altri, seppur nulla di prettamente innovativo venga portato all’ascoltatore.
La band ha una sua personalità sonora, che avvolge l’ascoltatore, ammaliandolo con riff interessanti e gradevoli che si stagliano su ritmiche che si spostano da cadenzate soffuse a momenti epicamente travolgenti.
Non mancano alcune soluzioni che portano alla memoria certi Spiritual Beggars, Deep Purple ed i Rainbow, oltre alle costanti sensazioni “sabbathiane”, come già citato. Ma non si nascondono alcuni tratti dove si fa intravedere una certa vena molto heavy.
Sin dall’opener, ‘My Dying Soul’ l’album si ascolta che è un piacere, dove si palesa una buonissima preparazione di tutti i musicisti; basso corposo e chitarre che passano da riff accattivanti ad assoli di ottima fattura. Buona articolazione anche del drummer, che riesce ad arricchire un sound già piacevole di per se.
Su tutto si staglia lo squillante ed ispiratissimo cantato di Henrik Högl, che riesce ad infondere anche una certa sensazione malinconica, vedasi ad esempio la struggente ed emozionante ‘Ballad Of a Sorrowful Man’, uno dei pezzi forti di tutto l’album.
Alla stessa accosterei, come punto forte di tutto il lavoro, la title track, ‘The Endtime Prophecy’, dove ritmiche dal sapore epico si intrecciano a gustose melodie che definirei vintage. Molta energia viene trasmessa in chi ascolta, fatta eccezione per la prima citata ‘Ballad Of a Sorrowful Man’ e ‘When Hell Freezes Over’, con sonorità massicce ed oscure. Il pezzo più doom del platter.
Aloni psichedelici e dal retrogusto “progressive” su ‘Embracing Our Doom’, che vi acchiapperà in una piacevole morsa melodica, molto efficace e ben strutturata. Dove un ottimo assolo guarnisce il tutto.
Si giunge alla conclusione con la finale, ‘The End’, un pezzo molto morbido in acustico, con le sole chitarre e la voce, sempre ben impostata, del frontman.
Alla fine, si resta soddisfatti dell’ascolto, con una certo sapore nostalgico che inviterà a riascoltare nuovamente l’album.
Per gli amanti della vecchia scuola hard/doom, un disco che farà la sua bella figura nella propria collezione, anche se un’ascolto lo suggerisco a tutti gli amanti dell’hard rock in generale. La band mantiene una sua certa personalità, anche se non propone nulla di nuovo, riuscendo a piacere molto. Un bel lavoro che, sono certo, continuerà a girare ancora per un pò nel mio stereo.