ROCKRACE - Valkirja



Rockrace - Valkirja (2012, Autoprodotto)

I Rockrace sono una band teramana attiva da qualche anno e dopo un omonimo debutto ben accolto, ritornano quest’oggi con il loro secondo album intitolato ‘Valkirja’. Mi arriva direttamente dalla Necrotorture agency questo dischetto ben fatto che è stato capace di regalarci bei momenti sonori che definirei vintage.
Di fatto, la band si rifà a sonorità hard rock melodiche tratte, evidentemente, dai loro ascolti quotidiani; parliamo di musicisti cresciuti a pane e Led Zeppelin, Whitesnake, Rolling Stones e
compagnia d’oro dei meravigliosi decenni passati. Certo, non mancano inflessioni più recenti, inteso come anni novanta, quindi qualche velatura memore di certi Guns’n’Roses, e certe band grunge, periodo di punta del filone, il che non vuol dire Kurt Cobain a tutti i costi.
Un semplice, quanto ben curato art work, racchiude questo lavoro snodato in dieci tracce che vi faranno da buon accompagnamento durante una giornata, per tirarvi su il morale, ma per altri aspetti, facendovi pervenire una certa nostalgia dei tempi che furono.
I quattro rockers hanno bene in mente cosa fare e lo fanno senza fronzoli ed in maniera diretta, miscelando l’energia del rock con cascate melodiche di indubbio buon gusto. Basterebbe dire un bel lavoro rock e direi tutto, così come sarebbe superfluo parlare traccia per traccia, quanto basterebbe inserire il cd nel lettore e goderselo.
I musicisti si mostrano a proprio agio e con una loro notevole tecnica; basti ascoltare l’ottima performance chitarristica di Antonio Gambacorta, che non si risparmia ad ora di bei assoli e riff accattivanti (vedete che giro avvolgente in ‘Best Love’, ad esempio). La base ritmica è in mano ai ben coordinati e impostati Tommaso Paolone (basso) e Glauco Di Sabatino (batteria), che non cedono e supportano egregiamente le composizioni, risultando abbastanza articolati.
Su tutto si staglia la voce del buon Rudy Baiocchi, che riuscirà ad avvolgervi, come nella semi ballad ‘To Love And Hate’, con un cantato molto sentito, capace di adagiarsi al mood di ogni canzone, facendola propria e consecutivamente trasmettere genuini sentimenti in chi ascolta.
I pezzi vi faranno affrontare un bel viaggio un pò in tutto il rock che parte dagli anni settanta fino ai novanta, passando da soluzioni decisamente ottantiane come quelle adottate per ‘I Hate The World’, con un bel refrain ed antemici riff. Non mancheranno anche certe inflessioni dal sapore blueseggiante a condire alcune parti melodiche.

Un album che ogni amante del buon rock d’annata troverà di suo gradimento; quel rock d’annata che riesce sempre a far breccia nel cuore di un rocker, seppur riproposto con una produzione più moderna dell’epoca, ovviamente. Ma l’aria sonora del passato è costantemente palpabile, così come la grandissima attitudine e preparazione di tutti i componenti della band. L’unica cosa che suggerirei è di cercar di personalizzarsi un po' di più, visto che in alcuni punti si giunge a momenti di già sentito e risentito, ma non per questo disturbante come cosa, almeno che non vogliate l’innovazione a tutti i costi.
Non ci sono altre parole, dovete solo procurarvi il cd, se siete amanti del genere, ma senza attendervi nulla di nuovo, solo del buon hard rock melodico come i grandi ci hanno insegnato!