Bunker 66 - Infernö Interceptörs (2012 , High Roller Records)
I Bunker 66 sono un trio siciliano che vede la propria luce nel 2007. Una luce oscura e grezza, come la loro musica. Notati ed elogiati anche da Fenriz (Darkthrone), che li inserì in una compilation da lui creata, qualche anno fa, con lo scopo di dar spazio a quelle che, secondo lui, fossero le migliori realtà estreme del sottobosco musicale estremo.
I Bunker 66, dopo due ep, ‘Out Of The Bunker’ (2009) e ‘Alive & Melting’ (2011) ed uno split con i Barbarian di questo 2012, lo scorso 5 Ottobre, si ripresentano sul mercato con il primo album, ‘Infernö Interceptörs’, edito dalla tedesca High Roller Records.
Fatte le dovute presentazioni, passiamo a parlare di questo gioiellino nero e grezzo. L’album mette in luce, in primis, la totale attitudine del trio siciliano (e credetemi che è tantissima); che si propone di portare avanti il sound della prima metà degli anni ottanta, quel sound minimale e sgraziato che gettarono in pasto agli ascoltatori band come Venom, Sodom, Hellhammer, Motorhead, primi Necrodeath et similia.
Per quanto nulla di innovativo venga illustrato, la band riesce a creare un proprio marchio sonoro, ossia, riesce a delineare il proprio sound in maniera tale da distaccarsi dalle tante band simili che muovono i loro passi nell’underground. I Bunker 66 suonano solo per pura passione, dimostrandola, ma creandosi un loro spazio di qualità, o se volete un vero e proprio “bunker sonoro”, tanto per restare in tema.
Dall’opener ‘Overnight Sacrifice’, la band parte all’attacco con taglienti riff lanciati su una base ritmica diretta ed efficace, dove il martellamento della batteria si accosta al roboante basso. L’accoppiata dei due musicisti, Damien Thorne (basso/voce) e Desekrator (batteria) è vincente e perfettamente coordinata.
Il cantato ha quella verve sgraziata con riverberi a tratti cavernosi, come in tale situazione ci si aspetterebbe; il frontman risulta molto malsano e per certi aspetti “accattivante”. ‘Night Of The Scream Queen’ è da paura, con alcuni richiami melodici richiamanti certi Darkthrone. Dove i riff di Bone Incenerator si fanno velenosi e cattivi.
Un bel pezzo thrash/thrash’n’roll dalle tinte black ed un forte alone sinistro, con a metà pezzo un’apertura melodica azzeccatissima che precede un buon assolo “ignorante”, che tanto dona fascino ad un pezzo già di per se avvincente. Bellissimi anche i cori, da urlare dietro la band in sede live.
Ho avuto il piacere di vederli dal vivo, e vi assicuro che non ci saranno vie di fuga dalla potenza emessa dai nostri!
Sulla stessa scia proseguono tutti i pezzi, con alcuni picchi di velocità travolgenti anche in ‘Insitor’, alcuni rallentamenti neri come la pece in ‘Storm Of The Usurpe’ ed alcune inflessioni più marcatamente punk’n’roll in ‘Chubby Love’. Questo, un pezzo antemico e trascinante (attenti quando pogate o fate headbanging, potreste farvi davvero male, vista l’energia).
‘Still They Lurk (In The Shadows Of War)’ si muove quasi interamente in tempi più trattenuti e cadenzati, senza però, ammorbidire la tensione. Si riprende in velocità con la successiva ‘Whitch Flight & Sexy Nights’, con alcuni riff heavy oriented davvero assassini e la voce di Damien che continua a ruggire senza cedere in alcun punto.
Conclude questa mezzoretta circa di musica malsana ‘The Escape’, un potentissimo pezzo strumentale, forse quello più intriso di cattiveria sonora, rispetto agli altri presenti; ma parliamo di poca “differenza energica”, poichè l’album risulta abbastanza omogeneo, muovendosi interamente sulla medesima scia compositiva/sonora.
Se amate il vecchio e sporco sound estremo di matrice esclusivamente ottantiana, grezzo e diretto come un macigno in faccia, allora dovrete procurarvi questo disco, senza se e senza ma. Anche a scatola chiusa, fidatevi!
Forse ne ho anche parlato troppo, dovete ascoltarvelo tutto in una volta e lasciarvi far lobotomizzare da questa musica di nicchia!