Addiction For Destruction - Neon Light Resurrection (2012, R.W.A Music Company)
Oggi vi presentiamo gli Addiction For Destruction (già so che vi sono venuti in mente i Axl Rose e compagni), band hard’n’roll/sleazy rock proveniente da Mosca. I Nostri prendono forma lo scorso 2010 e dopo un’ep messo disponibile on line ed alcune esibizioni in est Europa che li hanno fatti apprezzare al pubblico locale, si ripresentano quest’oggi con l’album ‘Neon Light Resurrection’, tramite R.W.A Music Company. La band è nata per mano del bassista D. McKay e il batterista Antony Nabo, che ha lasciato il suo posto all’oggi presente Krock.
A completare la formazione si sono uniti Tom Spice alla voce e il danese Henning N. Nielsen al basso, quest’ultimo personaggio che ha aiutato il la band ad avere più una considerazione a livello internazionale.
Vediamo da vicino questo disco…
Già dalla traccia d’apertura, ‘My Resistance’, gli A.F.D. si mostrano molto convinti e convincenti, con ottima grinta e una verve strafottente che tanto si sposa al genere!
Parliamo di una band che sembra aver preso lezioni da acts come Guns’n’Roses, L.A. Guns e compagnia colorata degli eighties, miscelando tali influenze con altre inclinazioni sonore che vedono la loro origine in band del nord d’Europa, su tutti i Backyard Babies, i Crashdiet e gli Hardcore Superstar.
Non tutti i pezzi riescono a far breccia nell’ascoltatore però. Certo ci sono alcune songs che risultano molto vincenti, come ad esempio ‘Rock’n’Roll To You’, l’antemica ‘On My Needle’, con tanto di coretti di facile approccio, oppure l’arrogante ‘Noen Light Resurrection’, dall’indole cattiva ed un sound che rimanda a quello losangelino dell’epoca d’oro che fù per lo Sleazy/Glam.
Il cantante è ben impostato, riuscendo a rendere “maleducata” la propria performance, accompagnato da musicisti all’altezza della situazione.
Questi riescono a mantenere una buona ritmica che si alterna, durante tutto l’album, tra momenti più diretti ed accattivanti e alcune parti più ammorbidite. Dall’altro lato riff avvolgenti ed ammalianti, ma aggressivi e cazzuti quando serve; inoltre ben fatti anche gli assoli.
Il lato negativo sta in alcune song che peccano di influenze un po' troppo pesanti, così pesanti da nascondere la personalità della band, ad esempio ‘Janes In Insane’, che potrebbe anche sembrare una sorta di riempitivo, oppure la stessa scarsa personalità nella ballad ‘Jaded Heart’, che ricorda anche i Dogs D’amour, per alcuni aspetti.
Ma è innegabile la bellezza di brani rockeggianti e adrenalinici come ‘Feelin’ Fine’ (di cui la band ha anche girato un video). Gli A.F.D., comunque hanno buona stoffa e riescono ad imprimersi in chi ascolta, unendo al genere descritto quel piglio un pò punk che tanto piace agli amanti dell’hard’n’roll, anche se non mancano momenti più heavy oriented, per quanto riguarda soprattutto le parti chitarristiche.
Trascinante la festaiola ‘Can’t Wait’, che precede l’ultimo pezzo in scaletta, ‘(I Dont Care) You’re Nothing’, pezzo acustico dove ancora una volta, come nella ballad precedente, la band mostra che può far bene soprattutto a velocità più sostenute.
Di fatto il cantante risulta idoneo nelle song più festose e aggressive, ben congeniale al suo stile dall’aria arrogante ed un po' “stonata” – ma quando c’è da essere soft, questa particolarità diventa una pecca, a volte anche fastidiosa da sentire.
E’ giusto comunque dare a Cesare quel che è di Cesare, come si suol dire. La band ha grandissima attitudine e soprattutto riesce ad imporsi con tantissima credibilità. Confidiamo in un futuro miglioramento per quanto riguarda la personalizzazione, ma per il resto c’è ben poco di cui lamentarsi, anzi; fa davvero piacere scoprire una band simile proveniente dalla fredda Russia!