ULTRA-VIOLENCE - Privilege To Overcome



Ultra-Violence – Privilege To Overcome (2013, Punishment18 Records)

Ecco nuovamente tra le nostre pagine i giovanissimi torinesi Ultra-Violence; si giovanissimi, vista l’età dei componenti che si aggira tra i 17 ed i 18 anni. Dopo esser stato fulminato dal loro precedente ep d’esordio, ‘Wildcrash‘, nutrivo molte speranze per il grande passo, ossia questo primo album intitolato ‘Privilege To Overcome’ (edito dalla Punishment 18 Records) .
Ammetto che prima ancora di ascoltare l’album, mentre “studiavo” artwork e booklet, proposti in maniera estremamente professionale ed impeccabile (artwork a cura del grande Ed Repka) mi sono un po' “preoccupato” leggendo la durata dei brani e di tutto il lavoro in generale, ma non essendo una persona che bada a pregiudizi infondati mi sono messo subito all’ascolto…
Cosa dire? Dico che mi sono ritrovato catapultato violentemente nel periodo d’oro del miglior thrash metal, ma con una produzione sopra le righe (a cura di Simone Mularoni e dei suoi Domination Studios) dove tutto è perfettamente messo sul giusto livello; così da far convivere in maniera ottima ogni singolo strumento nello spazio sonoro.
Alcuni ululati aprono il disco (‘Spell Of The Moon’) dove la band inizialmente si pone con un mid tempo che definirei un pò “asimmetrico”, ma si tratta solo di un’introduzione, visto l’attacco letale che si palesa subito dopo. La song si muove tra momenti tiratissimi in quattro quarti, parti ancora più mitraglianti dal retrogusto death ed alcune aperture cadenzate. Non manca nulla di quello che ci si aspetta da un album thrash metal; cori ben impostati, riff ruvidi da far paura ed una base ritmica che macina i sassi. Ottime anche le parti vocali, grezze e graffianti che è un piacere ascoltare.
Alcune trovate fanno pensare a certi Machine Head, ma prendete tale affermazione con le dovute distanze. La band ha inevitabilmente le sue influenze provenienti dai grandi del genere: Exodus, Sodom, Testament, Slayer, Destruction e Kreator (quindi sia dalla scuola teutonica che americana), ma le rimaneggia creando composizioni personalizzate senza mai plagiare nessuno.
L.F.D.Y. (‘Live Fast – Die Young’) è equiparabile ad una mazza chiodata sbattuta sulle gengive, dove su tempi guerrafondai si stagliano anche gli ottimi assoli che palesano la grande preparazione delle due asce. Non nego che mi sono ritrovato a fare headbanging durante l’ascolto e se posso permettermi di suggerire, non fatelo mai davanti il monitor del pc come ho fatto io, poi son dolori. Una song di puro thrash metal della vecchia guardia con una produzione che, seppur pulita ed impeccabile, non nasconde il velo di grezzume sonoro. Se mi è concesso conierei il termine “Grezzume pulito”.
‘Order Of The Black’ si muove su cambi di tempo dove è costantemente presente un’oppressivo muro sonoro chitarristico sostenuto da una base ritmica che non vuole saperne di cedere, con un basso ben presente e roboante ed una batteria che potrei paragonare ad un panzer in fase d’attacco! Gli assoli che si susseguono durante la durata sono qualcosa di cattivissimo, oltretutto vedono la partecipazione dello stesso produttore. I riff di base hanno una certa verve death, ma il pezzo in generale si muove su un mix di stili tra Testament e Destruction.
Si passa al successivo proiettile intitolato ‘Stigmatized Reality’, uno dei momenti più estremi del disco, dove la band continua a non risparmiarsi in quanto a sparare riff assassini ed assoli di un certo livello, che nell’avanzare si intrecciano creando una trama melodica davvero travolgente ed oscuramente affascinante.
Possiamo parlare di capolavoro?
Considerando il prodotto nella sua interezza e l’età dei musicisti, indubbiamente si! Anzi, mi permetto di aggiungere che i Nostri giovani soldati del suono riescono a “spazzar via” molte band dedite al thrash metal più “grandi” di loro!
Su ‘Restless Paradise’ ci si ritrova in un campo minato dove riff su riff vengono sparati in maniera personale ed il cantato presenta alcuni accorgimenti che lo rendono diverso da tutti gli altri, con la sua rabbia viscerale ed alcune sfumature che oserei definire anche “teatrali”, per certi aspetti.
‘Turn Into Dust’ è una delle song che la band aveva anticipato e che mi colpì sin dal primo ascolto. Una mitragliata che segue la strada del thrash metal old school, dalla quale la band non vuole smuoversi, riuscendo ad unire benissimo una buona melodia con la velocità e gli immancabili cambi di tempo; questi ultimi palesano molto la coordinazione dei musicisti e la preparazione che si cela dietro questi ragazzi. La parte finale del pezzo è da paura, vi ritroverete ad urlare dietro la band in un tempo cadenzato e maligno.  Una band che mi è venuta in mente durante l’ascolto sono i Kreator, sia per ritmiche che per l’impostazione vocale. (occhio al ritornello perchè non potrete esimervi dal cantarlo mentre date testate al monitor del pc, come citato pocansi).
Si giunge a ‘The Voodoo Cross’, pezzo che rallenta i tempi, il che non vuol dire che non ci siano situazioni pesanti e massicce. Una song che, seppur arrivi a poco più di 8 minuti di durata, non stanca e la si ascolta interamente con gran piacere. Una marcia oscura dove troviamo la partecipazione speciale del grande Tony “Demolition Man” Dolan (ex Venom). La parte centrale presenta un “ammorbidimento” sonoro a favore di atmosfere melodiose con le chitarre che la fanno da padrone in maniera bellissima, regalando riff ed assoli gradevoli. Ma ovviamente la band lascia spazio anche al lato più aggressivo del proprio sound, seppur non vi siano accelerate violente.
Dopo cadenzate e momenti più melodici non poteva che esserci una ripresa dell’attacco, come adora fare la band. Di fatto ‘You’re Dead’ altro non è che un missile sparato in faccia senza riguardo per l’ascoltatore. Meno di un minuto di potente hardcore come i grandi del passato hanno insegnato. Un cazzotto sonoro vero e proprio che non lascia vittime.
Si ritorna a situazioni di puro thrash con ‘The Beast Behind Your Back’, dove la band continua i passi lasciati due tracce fa, quindi con accelerate repentine, cambi di tempo perfettamente riusciti, continuando a sparare riff su riff senza pietà. Sempre ben presenti i cori del caso con il loro antemico effetto.
Altro proiettile che segue la medesima scia stilistica è ‘10.000 Ways To Spread My Hate’, che alterna momenti di pura adrenalina a soluzioni più cadenzate che fanno venire in mente certi Slayer. Immaginate di trovarvi in un campo di battaglia dove si alternano colpi di mitraglia e colpi di cannone, l’effetto è quello! La band non lascia nulla al caso, risultando molto intenzionata a far del male (sonoricamente parlano, ovviamente) e farlo nel migliore dei modi. Trasuda l’attitudine dei ragazzi ad ogni singolo accordo ed ogni colpo di batteria. Roba che fa veramente paura!
Sottolineo anche alcune influenze provenienti dalla scena death svedese, dovute ad alcune melodie chitarristiche supportate da una ben “architettata” base ritmica.
Gli Ultra-Violence trovano il tempo anche per una cover, senza andar a pescare da nomi stra-noti, come spesso accade, ma omaggiando gli IRA, storica band torinese speed metal, con il pezzo ‘Metal Militia’, riproponendolo in maniera convincente e ben riuscita.
Presa d’aria con la breve e acustica ‘When Future & Past Collide’, che tende ad ammaliare con belle melodie e facendo alleviare la distruzione del sistema uditivo, ma occhio che salterete in aria con l’inaspettato della successiva (e conclusiva) ‘Ride Across The Storm’. La conclusione dell’album viene lasciata ad un pezzo che al furioso thrash dei Nostri unisce certe soluzioni accostabili al death metal ed alcune melodie di matrice vagamente black. La batteria non smette di pestare mentre il basso la segue con tenacia e cattiveria. Le chitarre ancora una volta creano una parete sonora rocciosa e possente, seppur non manca una base melodica di ottima fattura, che per certi aspetti rivela anche alcuni riff rimembranti certo vecchio heavy.
Si giunge così alla fine di un lavoro che nella sua lunga durata non lascia mai spazio alla noia, anzi mantiene alta l’attenzione dell’ascoltatore. Una mazzata bestiale mai fine a se stessa, poichè nulla appare come un riempitivo e nulla fa storcere il naso.
Certo i musicisti sono giovani e sicuramente avranno alcune sfaccettature ancora da modellare, ma io resto dell’idea che posso tranquillamente dichiarare ‘Privilege To Overcome’ una delle migliori uscite del 2013 sin da ora!
Supporto a questi giovani guerrieri del thrash!