Hi-Gh - Night Dances (2013, L.A. Riot Survivor Records)
Ecco tornare in pista i romani Hi-Gh, band uscita allo scoperto tramite L.A Riot Survivor Records del buon Anthony Drago (Fingernails). Vi parlai già di questi pazzoidi musicisti (in senso del tutto positivo) in occasione dell’ep di debutto, ‘Loud Frequences On Planet Jupiter’, mentre quest’oggi vi presentiamo il loro debut album, edito sempre dalla stessa succitata etichetta, intitolato ‘Night Dances’.
Partendo dall’artwork si nota una certa cura per i particolari, seppur il tutto viene proposto in maniera semplice e senza fronzoli inutili. Il cd è la replica di un lp in vinile, particolare sfizioso che personalmente ho molto gradito. Ben fatto l’artwork, di quelli tamarri di vecchia scuola come del resto anche la proposta sonora… parliamo dunque del contenuto…
Il suono di un sonar (scusate il gioco di parole) ci introduce all’ascolto dell’open track, ‘Das Boot’. Un lungo intro oscuro e minaccioso porta all’attacco incattivito della band che si apre sin da subito a sonorità che fanno rimembrare certi Venom, complice anche il cantato di Tommaso Slowly.
Ritmica non veloce ma che colpisce, con alcuni inserti di doppia cassa che creano una sorta di cavalcata ottimamente coordinata al basso, mentre le chitarre non risparmiano riff grezzi e diretti, con quella punta di acidità che rende più old school il tutto. Alcune parti vocali in tonalità alta mi hanno fatto pensare vagamente (e sottolineo il vagamente) un certo King Diamond degli esordi, vuoi per una verve di fondo dal retrogusto “teatrale”…
‘Faster! Faster! Faster!’ si muove su territori più speed con una base ritmica che calpesta a volontà, sulla quale si stagliano riff su riff pronti a colpire come violente rasoiate. Ospite d’onore per l’occasione l’immortale Angus Bidoli degli storici Fingernails, che delizia chi ascolta con assoli nel suo classico stile, oltre che impreziosire un album già di per se di un certo valore, se adorate le sonorità old school.
Certo, lavori come questo ‘Night Dances’, a volte, dividono fans e critica in due frange: chi vuole le sonorità old school e chi vuole a tutti i costi innovazioni. Di certo la band non ha la presunzione o pretesa di innovare alcun che, ma credetemi, i pezzi proposti sono davvero validi e potenti. Ho ascoltato il disco varie volte (per puro piacere) prima di scrivere questa recensione, e vi assicuro che girerà nel lettore ancora per molto tempo!
Una situazione degna de ‘La Notte Dei Morti Viventi’ apre la title track in maniera oscura e horrorifica. Un crescendo di chitarre si va innalzando con verve molto heavy mentre il basso romba in bella mostra. Dopo uno stacchetto la band parte in quarta avvolgendo l’ascoltatore con una tale energia che istintivamente porte a fare un bel headbanging!
Riff di base molto sanguigni supportano alcuni assoli presenti, lineari e di semplice costruzione, ma di buon effetto e senza fronzoli.
Le influenze sonore presenti in tutto l’album sono da ritrovare in band come Motorhead, Venom e per alcuni accorgimenti anche certi vecchi Judas Priest. Non mancano pesanti spunti dal sapore speed/thrash ed una base molto rock’n’roll, così come estremamente rock’n’roll è l’attitudine dei musicisti! Direi una stragrande attitudine!
Trascinante e adrenalinica anche ‘Zig Zag Shaped’ che vi farà smuovere molto il culo dalla sedia con le sue linee altamente Motorhead-iane. Fantastica la bestemmia in italiano urlata a fine pezzo!
Presenti anche le traccie proposte nello scorso Ep, ‘Loud Frequences On Planet Jupiter’; in questo contesto riregistrate con una produzione migliore, seppur si resta in un sound grezzo e minimale come la vecchia guardia insegna. Parliamo di pezzi quali la tiratissima ‘501st Legion’, ‘Freeway Madness’, ‘You’re Going Down’ e l’omonima ‘Hi-Gh’. Pezzi che vi accompagneranno benissimo durante una situazione festaiola/autodistruttiva o durante una bella cavalcata in Harley Davidson.
Si giunge a ‘Hydra’, singolo lanciato come anteprima dalla band e che subito mi fece notare una crescita dei quattro musicisti. Un intro melodico e affascinante che si conclude poco dopo per lasciare spazio ad un attacco cattivissimo che precede una sparata fulminante e distruttiva! Se non l’avete ancora fatto suggerisco caldamente di partecipare ad una esibizione live degli Hi-Gh. Questo pezzo in sede live farà davvero tantissime scintille, oltretutto condito da alcuni finali di strofa “urlati” a metà tra il vecchio Tom Araya e il prima citato Cronos (dei Venom, nel caso veniate da marte).
Si passa a territori prettamente rock’n’roll con ‘Let Me Down’ un bel pezzo di matrice americana, e per americano intendo le inflessioni presenti rimembranti i Kiss, certi Motley Crue e alcuni spunti nord europei simili ad altrettanti presenti in certe composizioni degli Hanoi Rocks. Ma nell’avanzare si sfiorano anche territori più heavy dove di fondo si odono orgasmi femminili che rendono più “caliente” la situazione. Alcuni riff fanno pensare indubbiamente alle vecchie produzioni di casa Black Sabbath, quindi miscelando alla situazione descritta una lieve ma buona dose di “doom”. A mio avviso questo pezzo è uno dei punti forti del disco!
Penultimo dei pezzi inediti è ‘Unleash The Beast’, traccia al fulmicotone molto Motorhead-iana con spruzzi speed, durante la quale non potrete evitare in alcun modo di fare hair guitar e headbanging. Tantissima energia messa in musica! Finale lasciato in mano a ‘Mind’s War And Peace’, un pezzo di lunga durata, parliamo di poco meno di 12 minuti.
Durante tutta la durata si passa da un intro sulfureo che porta a soluzioni stoner, a certe trovate psichedeliche e dal retrogusto settantiano. Definirlo a parole risulta difficile e sarebbe anche lungo e limitativo, ma vi assicuro che ascoltarlo tutto in un fiato vi lascerà soddisfatti e per alcuni aspetti “allucinati”. I tamburi della batteria ad un certo punto iniziano una “cadenzata” dal gusto tribale mentre il basso romba con effetti di saturazione. Verso il finale alcuni suoni “tecnologici” fanno da base ad acute urla angoscianti per poi svanire tutto in maniera psicotica e malsana.
Giungendo al conto, come si suol dire, un album assolutamente da avere, se siete adoratori delle sonorità old school. Un disco che decreta un passo in avanti per gli Hi-Gh, ed una palese maturazione. Ritroviamo i nostri con rinnovata grinta, rispetto all’ep precedente, con una rincarata attitudine e voglia di sbattervi in faccia tutta la loro energia.