SINEZAMIA - La Fuga



Sinezamia - La Fuga (2012, Autoprodotto)

I Sinezamia sono una band mantovana attiva dal 2004 e dedita a quel rock oscuro che fece la fortuna dei Litfiba nell’ultimo lustro degli anni ottanta. Di fatto la band suona un buon dark rock (o new wave se preferite), filone musicale da molti sottovalutato, ma che ha regalato agli ascoltatori bei dischi in passato.
Questo ‘La Fuga’ è stato dato alle stampe lo scorso 2012, successore di due ep precedenti che riscossero successo un po’ ovunque, e la cosa non deve stupirci vista la validità della band.
L’album si snoda in otto pezzi che seguono stilisticamente la vecchia new wave, senza mai risultare ripetitivi e monotoni, anzi. Una miscela melodica oscura ed affascinante intrecciata a testi spesso intimi e molto sentiti. Marco Grazzi (il vocalist) riesce ad interpretare le canzoni con convinzione e un buon livello qualitativo, seppur ogni tanto spunta il “fantasma” di Piero Pelù per quanto riguarda principalmente l’impostazione, ma il Nostro fa di tutto per rendersi personale, riuscendoci abbastanza bene.
Dal punto di vista musicale non ci sono pecche, poichè la base ritmica composta da Marco Beccari e Stefano Morbini (rispettivamente basso e batteria) risulta ottimamente coordinata e riesce a proporre belle ritmiche, ora più calme ora più energiche. Mentre la parte melodica composta da Federico Bonazzoli e Carlo Enrico Scaietta (chitarra il primo e tastiere il secondo) riesce ad essere accattivante ed al contempo sognante con tratti cupi ben delineati. Per quanto riguarda in particolar modo la tastiera, questa riesce a dare quell’alone vagamente progressivo al tutto, coadiuvato da riff chitarristici ben impostati, con competenza e perfezione. Non mancano anche alcuni riferimenti hard rock, per completare queste composizioni varie, seppur ferme ad un delineato genere.
I testi (in italiano) sono ottimamente legati al lato musicale, creando un disco che oserei definire poetico, se vogliamo. Un lavoro che farà la felicità di chi adora il rock “grigio” con tratti della new wave, come detto prima, e certi accorgimenti che sfiorano anche il post-rock.
Sono dell’idea che ad un primo ascolto è facilissimo pensare ai prima citati Litfiba, ma ascoltando bene le composizioni non si può negare che la band mette farina del suo sacco, e per quanto mi riguarda è una farina di qualità. C’è da sottolineare che il disco risulta fruibilissimo anche come sound (autoproduzione molto ben fatta) e vola via tranquillamente, tant’è che non dovrete stupirvi se vi verrà voglia di ripigiare il pulsantino ‘play’ del vostro lettore, per riascoltarlo più volte.
Ottima band e buon disco, complimenti!