GLACIAL FEAR - Equilibrium part II



Glacial Fear - Equilibrium part II (2013, Autoprodotto)

Mi ritrovo tra le mani ‘Equilibrium part II’, seconda parte dell’Ep dei Glacial Fear. (‘Equilibrium part I’ uscì nel 2009 in vinile 12″)
Parlare di questa band è sempre un piacere, vuoi perchè si tratta di musica fresca, seppur alcune immancabili influenze esterne ci sono e ci saranno sempre e per chiunque, vuoi perchè i cinque pezzi che compongono questa seconda parte dell’Ep risultano di pregevole ascolto, supportato da una produzione impeccabile sotto ogni punto di vista. E con la stessa cura è stato realizzato l’artwork intero!
D’altro canto non parliamo di giovani sbarbatelli, ma di una band che fa parte del panorama calabrese storico, di fatto la band, per chi non lo sapesse, è attiva dal 1993. Di conseguenza è lecito attendersi un certo tipo di lavoro e proposto in una determinata maniera; i Glacial Fear non hanno mancato in nulla per quanto riguarda le aspettative!
Certo, viene da pensare come una band come questa non sia nella bocca di tutti, mentre altre di minor valore (senza offesa per nessuno) vengono prese in considerazione da tanta gente, troppa.
Le cinque tracce, di cui una cover, si muovono in soluzioni sonore che toccano vari spunti, dal techno thrash stile Fear Factory, a certe evoluzioni rimembranti in certi frangenti i Voivod o Killing Joke (la band omaggiata con la cover presente). Ma è giusto dire che tali “spunti” sono da prendere con le pinze, poichè i Nostri non risultano paragonabili ad altri e propongono un sound personale senza una ben definita etichettatura “affibbiabile” (seppur essi stessi si definiscano deathcore), con un’identità ben delineata e riconoscibile.
Ogni brano ha una sua identità riuscendo a convivere ottimamente con gli altri presenti, ma comunque vi è nello stesso tempo una sorta di filo conduttore che li mantenga uniti. I quasi venti minuti di violenta, monolitica e gustosa musica contenuti nel dischetto sono da prendere tutti in una volta, come un cicchetto di vodka liscia, che però non crea distruzioni (almeno, non fisiche, finchè non ci pogate).
La buona apertura del lavoro, ‘Civil Failure’, mette subito l’ascoltatore in movimento, mentre i musicisti “camminano” come un plotone in azione, tra la batteria di Enzo Rotondaro ora quasi “marciante” (passatemi il termine, per quanto non precisamente idoneo) ora mitragliante; il basso di Giuseppe Tatangelo roboante che contribuisce non poco a mantenere vigorosa ed accattivante questa guerrafondaia base ritmica, ma capace anche di donare un certo fascino nei momenti più riflessivi e velati di certo groove progressivo (come in ‘Adrenaline Of The Night’ ad esempio). La chitarra di Gianluca Molè, unico membro storico rimasto tra le fila, non si risparmia in quanto a rasoiate che, alternatamente, colpiscono l’apparato uditivo con cattiveria sonora o con avvolgente ed aggressiva melodia.
Vi ritroverete ad agitare la testa anche durante l’ascolto di ‘Ghost City’, che seppur non si muova fondamentalmente in tempi “mitraglianti”, il brano ha una doppia cassa che martella senza pietà. Aperture melodiche dalle tinte grige si presentano a metà pezzo donando alla song come una certa aria “sognante”, che coadiuva il cantato rabbioso e ruggente di Giuseppe Pascale, sempre ben impostato e con una buona riuscita interpretativa. Oltretutto “l’incazzatura” ci sta a pennello, viste anche le tematiche toccate dai Glacial Fear. La cover di ‘Asteroid’ dei Killing Joke è ottimamente riuscita, proposta con il “Glacial Fear sound”.
Giungendo al conto, non credo che sia riuscito ad esprimere in maniera estremamente perfetta quello che si ascolta in ‘Equilibrium part II’, sia perchè tale musica andrebbe solo ascoltata, senza parlare e senza girarci intorno, sia perchè si ha la paura di non rendere degna la spiegazione per far capire che si parla di un lavoro con i controcazzi!
Un ascolto altamente suggerito per tutti i fans del metal estremo senza fronzoli, che al contempo riesce ad avere una buona melodia di fondo ed una bella dose di groove.
Abbiamo tali band in Italia, quindi, prima di andare a vedere oltre confine (com’è anche giusto che sia), guardiamo in casa nostra! Congratulazioni alla band, che per l’ennesima volta si conferma tra le migliori realtà tricolori! (e ve lo dice uno non esce particolarmente pazzo per queste sonorità!!!)