Andy Martongelli - 'Spiral Motion' (2014, Autoprodotto)
Ecco il primo disco solista di Andy Martongelli, ‘Spiral Motion’. Non credo servano tante presentazioni per un chitarrista che, oltre a far parte dei validi Arthemis, ha auto modo di farsi ben conoscere attraverso delle collaborazioni importanti con vari artisti di spessore come Michael Angelo Batio, Steve Vai, Kiko Loureiro, Mike Terrana, Gus G (Ozzy Osbourne), Reb Beach, Glenn Hughes, Dave Martone, Ian Paice e Vinnie Moore, tra gli altri. Per non dire le interessanti clinic che ha portato un po’ ovunque le doti del chitarrista all’attenzione del pubblico.
Questo esordio solista è un album interamente strumentale che vede il Nostro accompagnato da una band di ottimi musicisti quali Brendan Farrugia al basso, Corrado Rontani alla batteria, Enrico Marchiotto per quanto riguarda keyboards & sound loops e Franz Bazzani che ha contribuito con le sue tastiere su ‘Infected-Garbage-Blues’ e ‘Cyber-Hammer of the Gods’. Per non farsi mancare nulla, Martongelli ha fatto “scomodare” quattro ottimi chitarristi indicati tra le prossime righe che leggerete. Ma passiamo al contenuto di ‘Spiral Motion’…
Sin dall’open track ‘Eternal’ il chitarrista si mostra in ottimo stato di salute con virtuosismi che un po’ qui e un po’ là fanno venire in mente Satriani e per certe trovate Steve Vai, ma attenzione si tratta di aloni che comunque non coprono la sua personalità. Delle linee sonore fondamentalmente semplici ma che fanno il proprio dovere.
L’album regala alcune dosi di energia davvero interessanti con delle impostazioni impeccabili, come ad esempio in ‘Screaming Ninja’, brano dove Andy sembra lasciarsi andare più a briglia sciolta deliziando tutti con pregevoli soluzioni chitarristiche che spaziano tra galoppate veloci e aperture più morbide. Lo stesso si potrebbe dire per ‘Infected-Garbage-Blues’, dove non mancano riferimenti progressive con corposi tappeti hard rock che giungono in certi punti al limite dello stoner.
Insomma tutto l’album spazia su più ambiti sonori, per cui etichettare questo ‘Spiral Motion’ sarebbe uno dei compiti più ardui da fare. Un disco strumentale dove il buon Andy non si pone alcun tipo di barriera e lascia libera la propria vena compositiva riuscendo a piazzare nel mercato un lavoro a mio avviso abbastanza convincente.
Veloce la cavalcante ‘Venomous’ dove a farla da padrone è una certa verve aggressiva che travolge piacevolmente l’ascoltatore, mentre si passa a momenti soft con ‘Father’; un brano con cui potersi rilassare e, perchè no, sognare ad occhi aperti. Andy Martongelli, sempre accompagnato dalla sua buonissima band, riesce a trasmettere i propri stati d’animo con l’utilizzo di sei corde, senza la necessità di utilizzare alcun testo.
Si riprende il passo su territori più movimentati con ‘Cyber-Hammer of the Gods’, dove nei momenti di assolo troviamo tre ospiti speciali quali Alex Stornello (Angels & Demons), Michael Angelo Batio (Nitro) e Dave Reffet (Guitar World Magazine) che senza timidezza contribuiscono ad arricchire ulteriormente un disco già di per sè valido.
Nel pubblico del metal/rock i fans si suddividono spesso in chi ama tali prodotti discografici e chi ne farebbe a meno, magari perchè visti solo come un ostentazione forzata della propria tecnica. Personalmente non sono un grande amante di dischi strumentali proposti da guitar heroes (lo ammetto), ma posso assicurarvi che ‘Spiral Motion’ riesce a mantenere viva l’attenzione durante l’ascolto, peraltro facendovi vivere anche vari momenti emozionanti. Senza voler esagerare, credo che ascoltare il disco in tutta tranquillità potrebbe portarvi ad una sorta di empatia con Martongelli, per restare in ambito emozionale. A proposito di emozioni ho trovato davvero avvolgente anche ‘Dark Days’.
Soluzioni decisamente progressive su ‘Phoenix Rising’ che, come suggerisce un anche il titolo, contiene alcuni influssi musicali dal gusto orientale, dove a giocare bene sulle melodie vi sono la chitarra ed il pianoforte.
Se le composizioni hanno comunque sempre alcuni richiami all’esterno, più personale risulta la penultima traccia ‘Dead Symphony’, dove a soffusi momenti si alternano aperture più massicce. Chiusura affidata a ‘Bite The Bullet’ che vede come ospite il canadese Dave Martone che si unisce in maniera adeguata alla linea dell’album, donando anch’esso un prezioso contributo.
Che dire alla fine di tutto l’ascolto? Un disco che sicuramente si fa ascoltare bene e che riesce nell’intento (suppongo) di travolgere l’ascoltatore in una spirale emozionale. Ovviamente nulla di prettamente originale e mai sentito prima, ma sicuramente un debutto solista dove vengono messe in risalto le grandi doti di Andy Martongelli. Se siete degli amanti di questo tipo di dischi dovete procurarvi ‘Spiral Motion’, ma un ascolto lo suggerirei un po’ a tutti!