BIOPSY - Fractals of Derangement



Biopsy - 'Fractals of Derangement' (2015, Transcending Obscurity)

Oggi vi parlo dei Biopsy, una band proveniente da Mumbai (India) che giunge quest’anno, a tre anni dalla formazione, al debutto discografico con l’Ep ‘Fractals of Derangement’, che uscirà il prossimo 15 Aprile tramite Transcending Obscurity.
Già dall’inizio con ‘Hemolytic Crisis’, aperta da un’atmosfera che definire sinistra sarebbe solo un eufemismo, la band si lancia a capofitto su ritmiche mitraglianti come la migliore scuola brutal death vuole, senza sdegnare alcuni momenti di lieve rallentamento che però non smorza la costante tensione.
Drumming ferale e riff vorticosi fanno da base al cantato gutturale e gorgoliante. Il cammino distruttivo continua in maniera fluida e naturale con la successiva ‘Anatomical Reconstruction’ che si pone inizialmente cadenzata e con un ottimo groove, ma dopo uno stacchetto la band ripigia con forza sull’acceleratore. Il cantante ha pensato bene di inserire anche dei pig squeal, così da rendere più “varie” le linee vocali, per quanto possano essere varie nel genere.
La band rende omaggio al proprio genere donando delle composizioni ben riuscite, seppur standard per quanto riguarda l’ambito musicale toccato. Per farvi intendere il genere proposto tirando in ballo nomi noti, pensate alla brutale tecnica di band quali Crytopsy e vecchi Suffocation o la cattiveria di band come Mortician e Devourment e alcune velature color Disgorge o Gorgasm.
Il vortice continua con ‘Genesis’ e la title track ‘Fractals of Derangement’ che potrebbe essere una perfetta colonna sonora per uno squartamento di massa. Forse il miglior pezzo del lotto. In chiusura la monolitica ‘Surgical Symmetry’ che continua sulla medesima vena stilistica. La band ha tutte le caratteristiche che ci si aspetterebbe, quindi spietate ritmiche mitraglianti con qualche intermezzo cadenzato, riff veloci e compulsivi con qualche assolo nevrotico. Il cantato si adatta bene sia nelle parti più basse che nei pig squeal, anche se in alcuni punti dove ci si aspetterebbe un esplosione di folle rabbia il vocalist resta fermo al growl basso, smorzando qualche aspettativa. La tecnica dei musicisti è valida con un’esecuzione chirurgicamente ottima; parliamo di ragazzi che conoscono palesemente bene il genere e magari la mattina fanno colazione con pane e brutal death.
Una delle pecche è stata commessa anche in fase di produzione e mixaggio, poichè la voce non è sempre ad una buona altezza volumetrica rispetto alla musica; per il resto gli strumenti convivono ottimamente nello spazio a loro dato. La presenza di un basso avrebbe reso più corposo il sound (già abbastanza monolitico di suo) rendendo anche più profondi i momenti più groove, che non sono pochi.
In fondo sono felice di aver conosciuto questi giovani indiani Biopsy. Ep d’esordio suggerito agli amanti del brutal death metal, la band merita attenzione con la speranza che cresca ottimamente, magari proponendo un album che, viste l’attitudine e le qualità tecniche, intravedo rosee aspettative.