FRANCESCO SANTAGATA - Falsi Risvegli



Francesco Santagata - Falsi Risvegli (2016, Autoprodotto)

Mi sono imbattuto nell’album di Francesco Santagata, tra un disco Metal e uno Hard Rock, un giovane compositore partenopeo che si presenta al pubblico con questo ‘Falsi Risvegli’. Non vi nascondo che un disco simile, tra le usuali sonorità che tratto, funge anche da piacevole “presa d’aria”, oltre che un ascolto che mi ha incuriosito.
Per una scelta etica, l’album vede produzione e realizzazione totalmente D.I.Y. (Do It Yourself, per i profani) senza lasciare nulla al caso e dalla fruizione abbastanza gradevole. Composti nelle ore notturne durante le quali l’artista non delineava più ove si trovasse il momento dormiente o di veglia – da qui il titolo – i brani sono tutti uniti da un comune denominatore quale l’atmosfera intima e sospesa. Proprio come un continuo “galleggiare” in un avvolgente limbo tra sogno e realtà, unendo le varie sensazioni e tirandone fuori dieci tracce dalle varie sfumature e influenze.
Ad onor del vero, si passa da ‘Cerchi di Fumo’ (dove il cantato non mi convince del tutto) che si muove in sonorità post rock / alternative con un certo dinamismo e senza sdegnare qualche sensazioni psichedelica, a ‘Giulio’s Theme’ dal flavour gitano (o Folk per dirla più corretta) dove a farla da padrone troviamo chitarra, violino e percussioni profonde, in una spirale sonora che trascina come un vento notturno (diciamo anche con certi richiami alle sonorità di Eugenio Bennato, per alcuni aspetti). Sulla medesima vena stilistica – un po’ più irrobustita segue ‘Uragano’ – terminando in soluzioni ambient. Composizione perfetta come colonna sonora teatrale di una probabile rappresentazione ora malinconica ed angosciante ora vibrante.
Nel contesto variegato in cui si giunge a ‘Dissyntheria’, che mi ha spiazzato viste le ritmiche bossa nova che non mi aspettavo, pur mantenendo il filo conduttore atmosferico dell’album, a cui feci riferimento prima. Emergono di più qui le doti alla sei corde di Santagata, seppur nulla di particolare o prettamente originale. C’è da dire che il musicista utilizza la musica come espressione dei propri stati d’animo, senza nulla programmare per quanto concerne lo stile da seguire, seppur vi sia sempre una parte di impulso dettata dal proprio background.
Come un canto di sirene segue la morbida ‘Notturno’, che in alcune pieghe cela vibrazioni vagamente “angoscianti” (o meglio, per quanto ho provato io durante l’ascolto). ‘Nadir’, invece, si movimenta con colori folkloristici dal sapore rock, per poi tornare in note sognanti ed ammalianti con ‘Le Rose di Jennifer’, che accompagnano l’ascoltatore verso il termine di questo variegato “viaggio”. A completare le versioni promo di ‘Dissyntheria’ e ‘Nadir’.
Se siete amanti della musica senza d’autore dove non esistono barriere ed amanti “dell’inaspettato” (passatemi il termine) suggerisco l’ascolto di questo ‘Falsi Risvegli’. Sicuramente non un disco come quelli di cui usualmente vi parlo, ma un ascolto che ho trovato interessante e convincente.
Seppur Francesco Santagata non sia un giovincello alle prime armi, credo – a mio modesto parere – che vi sia qualche mancanza nella continuità del disco, che potrebbe rendere l’ascolto leggermente ostico ai non habitué di tali territori musicali. Per cui è da intendere che parlo di musica un po’ di nicchia.
Innegabili, e và detto, le doti del musicista che, credo con certezza, tirerà fuori dal suo cilindro dei sogni un lavoro altamente fuori dalle righe con i prossimi passi.