SKID ROW - 'Youth Gone Wild' - 1989 (un tuffo nel passato)


Giovani e selvaggi, questo erano gli Skid Row nell’inverno del 1989, quando rilasciarono l’omonimo album lanciato dal singolo ‘Youth Gone Wild’. Il brano per certi aspetti fu il più sentito dalla band ma soprattutto dall’allora giovane e sempre carismatico singer, Sebastian Bach.

La fortuna iniziale degli Skid Row si chiama Jon Bon Jovi, cresciuto insieme al loro chitarrista e fondatore Dave Sabo, condividendo le prime esperienze di gioventù – non solo musicali. Tra l’altro Sabo fece parte anche della primissima ed acerba formazione dei Bon Jovi. I due furono come fratelli, inseguendo il sogno di diventare rockstars ascoltando imperterriti i grandi artisti come Springsteen – ma in realtà quella era l’epoca in cui vivere nel New Jersey era positivo per trovare appigli e qualche piccola discesa nella strada tortuosa del Rock.

Dave Sabo, fondando gli Skid Row insieme al compagno Rachel Bolan nel 1986, non ci mise molto a trovare i prima mancanti Scotti Hill e Rob Affuso per ampliare la line-up, ma ancora mancava un tassello importante, un singer. Il frontman si ritrova ad avere un ruolo chiave nella band, dovendo avere le qualità necessarie per il suo ruolo dal punto di vista musicale, ma anche una certa verve e carisma da leader – possibilmente. La ricerca si concluse durante una stupefacente audizione di un giovanissimo Sebastian Philip Bierk – poco dopo presentatosi al pubblico come Sebastian Bach.

Seb, un diciannovenne canadese scappato di casa con alcune problematiche dietro tra cui quello dell’alcol e delle droghe leggere. Quando lesse il testo di ‘Youth Gone Wild’, per cantarlo nell’audizione, rimase colpito da come quelle frasi scritte gli appartenessero, seppur non scritte da lui. Il singer, durante un’intervista rilasciata negli anni 90 confessò che subito dopo averla cantata si affrettò a tatuarsi sull’avambraccio quel titolo, tanto la canzone lo colpì – essendo certo di non doversene pentire, nonostante nella vita abbia compiuto spesso azioni troppo impulsive. La band era ancora un po’ acerba, come ‘Youth Gone Wild’, brano in cui la loro generazione poteva chiaramente rispecchiarsi, parlava in maniera forse un po’ immatura di ribellioni senza una fondamentale causa, ritrovandosi alla fine in balia del mondo che si vorrebbe abbattere. Un messaggio a volte contraddittorio, in egual modo all’indole di Bach in quell’epoca.

Per quanto il brano – primo singolo estratto dall’omonimo album – fosse uno dei punti di forza e selvaggi degli Skid Row, non fu il merito concreto del successo ricevuto all’inizio – dovuto in particolar modo ai due singoli rilasciati successivamente quali ’18 and Life’ (il loro brano di maggior successo) e ‘I Remember You’ (basterebbero solo questi tre titoli per l’acquisto dell’intero album, per dire).

Tornando a Bon Jovi, a cui gli Skid Row molto devono, il singer fece un patto con l’ex compagno di scuola Sabo “Chi dei due arriva prima al successo torna indietro a raccogliere l’altro”, e da quanto la storia ha insegnato, il buon Jon mantenne la parola, presentando la band dell’amico ai dirigenti dell’Atlantic Records e portando con se gli Skid Row in tour, permettendogli di debuttare dal vivo di fronte al grande pubblico. Si torna sempre alla mia personale idea secondo la quale un’amicizia vera e “rock” resta tale sempre e comunque.

Tutti i brani presenti in ‘Skid Row’ seguono una vena stilistica omogenea (per alcuni troppo omogenea forse), mettendo un po’ di pop, un po’ di hard rock e qualche sprazzo “metal”, più che altro nell’ultima traccia ‘Midnight / Tornado’, componendo un album che divenne ben presto disco di platino per 5 volte (con 5 milioni di copie vendute).

Il primo vagito della band fu l’unico episodio con tali sonorità poiché gli album che seguirono, ‘Slave To The Grind’ del 1991 e ‘Subhuman Race’ del 1995 ripresentarono una band dalle sonorità più ruvide e pesanti (oltre che con composizioni più mature) pur mantenendo di fondo la stessa linea ideale musicale. I primi tre album furono gli unici con Sebastian Bach alla voce, diventato nel frattempo l’icona della band, tanto da non destare “scalpore” la perdita di interesse di molti fans dopo l’uscita dalla formazione. Il singer si portò dietro quella vasta fetta di pubblico a cui presentò il progetto solista, mai ai livelli della band madre ma neanche roba da buttare via (in parte).

Com’è vero che con il termine Skid Row si indica in americano qualche agglomerato di vie decadenti ed imbrattate, affollate dalla classica gente disagiata e poco raccomandabile, la band è partita da alcuni ragazzi forse insoddisfatti e con un immenso sogno che riuscirono a realizzare in tempi tuttavia brevi. Ormai degli Skid Row che vollero (e riuscirono) a conquistare il mondo resta solo un bellissimo ricordo, per quanto riguarda chi vi scrive, capace di far rivivere emozioni, momenti di vita ormai lontana e tanta goduria per i padiglioni uditivi.

Come tutto ciò che è in corsa nel diventare una “leggenda”, la bestiaccia Skid Row ha lasciato un indelebile segno che continua (e continuerà) a far parlare di se, mettendo totalmente in ombra quello che ne venne dopo. Ascoltare quei tre dischi può essere un metodo naturale per sentirsi sempre giovani e selvaggi, in qualsiasi momento, avvolgendo l’istante con un certo velo nostalgico!

(Articolo scritto per Rock My Life - l'originale è stato eliminato per motivi a me ignoti)