Drive Me Dead - Who's The Monster? (2018, Autoprodotto)
Spuntano nuovamente tra le mie pubblicazioni i Drive Me Dead, un’elettrizzante “combriccola” di rockers provenienti dall’Emilia Romagna di cui vi parlai già in occasione dell’omonimo Ep d’esordio del 2016 e che video-intervistai la scorsa estate.
La band romagnola rilascerà il prossimo 3 Febbraio il debut album intitolato ‘Who’s The Monster?’ di cui oggi vi parlo. “Chi è il mostro?”: seppur l’immaginario comune ci porti a pensare a losche figure cinematografiche, i Drive Me Dead si fanno delle domande dando alle stesse interessanti risposte, tirando in ballo il Mostro che risiede dentro gli animi umani, dentro ognuno di noi e dentro chi ci circonda o che, a volte, ci attanaglia cercando di buttarci nel baratro esistenziale. Un po’ come i “mostri” riportati nello splendido artwork di copertina realizzato dal grande Sergio Gerasi (disegnatore di Dylan Dog e altri per la Bonelli)
Con tematiche fortemente influenzate dalla gloriosa cinematografia horror vecchio stile – grande passione della band da sempre – ‘Who’s The Monste?’ è un concentrato di pura energia sonora che non ha nulla da “temere” se paragonata alle produzioni di bands più note a livello internazionale per quanto concerne il panorama rock n’ roll / punk rock. I Drive Me Dead sono quattro musicisti di indubbio talento dall’animo punk con forte e genuina attitudine stradaiola e con una marcata vena festaiola, senza tirarsi indietro quando c’è da comporre melodie di certo effetto e composizioni – in generale – attraenti. Le influenze della band vanno dallo sleazy rock di matrice americana alla scena nord europea, soprattutto quest’ultima, con spruzzate garage e un piglio punk così come il loro animo – citato qualche rigo fa.
Il disco, prodotto con la cura per ogni singolo dettaglio, si compone di dieci tracce, tra splatter, zombies e spumeggiante oscurità (vi prego passatemi la definizione), che contiene due dei quattro pezzi già presenti nell’Ep d’esordio (‘Bleeding Zombies’ e ‘Dear Dead’) – qui rivisti e migliorati in termini di produzione e registrazione – sette inediti e una cover finale di ‘Summer Of 69’ (Bryan Adams) – che, non me ne vogliano i fans del rocker biondino, ho trovato più affascinante dell’originale, per quanto mi riguarda.
Dall’opener ‘Freak’ (guarda il video-clip) si capisce subito a cosa si va’ incontro ascoltando l’album. La melodia la fa da padrona senza sminuire la potenza. Base ritmica ottimamente impostata con la batteria di Guido ed il basso di Alex incessanti e ben articolati, in supporto alle chitarre di Luca e Gento (quest’ultimo anche alla voce) che creano un tappeto efficace sul quale non si esime l’assolo di turno dall’emergere in maniera convinta e convincente.
‘Between Life and (Un)death’ segue una linea melodica antemica dove si fanno presenti, anche qui, i cori che rafforzano il ritornello molto catchy – voglio vedere se non vi agiterete. ‘Bleeding Zombie’ trascina non poco portando l’ascoltatore a ballare (si avete letto bene, vi farà sculettare come dei dannati, degli zombie dannati). Sulle perfette coordinazione ed affiatamento tangibile dei musicisti, si erige la voce del front-man, un po’ il marchio di fabbrica dei Drive Me Dead se vogliamo, che si muove tra linee vocali graffianti e travolgenti. Dopo un bell’assolo il pezzo arriva al termine lasciando il sopraggiungere della successiva ’25 Of December’, una semi-ballad che vi farà viaggiare a ritroso nel tempo con melodie sognanti e, per molti aspetti, ammalianti.
Subito dopo si viene travolti da ‘Lemmy’s Ghost’, serva che vi dica com’è il pezzo? Ovviamente no, è intuibile credo, ma io ve lo dico lo stesso. Il brano è un voluto omaggio ai Motorhead e, in particolar modo, all’immortale Dio del Rock n’ Roll, Lemmy Kilmister; tant’è che sonorità e ritmiche sono Motorhead-iane da paura. Senza plagi, senza presunzione di imitare nessuno, solo un tributo a chi il Rock n’ Roll l’ha incarnato, l’ha fatto suo e l’ha portato in giro per il globo per decenni.
Un brano che, se può interessarvi la cosa, diventerà la suoneria del mio smartphone (scusatemi, sto divagando!).
Riff spumeggianti aprono la successiva ‘Your Worst Nightmare’ che continua il cammino roboante della band romagnola, dove tra i cambi di tempo si lanciano assoli di chitarra alla velocità di una cabrio in compagnia di qualche bella zombie e una bottiglia di birra – e dove viene creato una sorta di “colloquio” tra le parti cantate. Questo è quello che vi attanaglierà dentro, voglia di correre, di far festa e di spassarvela, ovviamente per come possa spassarsela un Mostro. ‘Zombies Don’t Run’ è marciante al punto giusto ma senza esagerare costantemente sull’acceleratore, al di fuori del ritornello, ma è anche giusto così visto che “gli Zombie non corrono”.
‘A Monster, The Monster’ continua la marcia con gran gusto compositivo e con i cori che continuano ad accompagnare la magnifica performance di Gento, che si allarga a “incazzamenti” vibranti in un frangente tremolante. Si ripigia ulteriormente sull’acceleratore con ‘Dear Dead’ (qui il video della versione Ep), uno dei pezzi forti dei Drive Me Dead che vi farà saltare in aria! La band, d’altronde, è una band che dopo l’ascolto su disco va’ assolutamente vista dal vivo, perché vi assicuro che on stage spaccano davvero il culo! La nuova versione rende dignità a un pezzo dinamitardo, con una produzione più all’altezza e un certo irrobustimento sonoro. A chiudere l’album la già citata cover di ‘Summer Of 69’, brano di Bryan Adams reso ancora più affascinante dalla band nostrana.
So che tra i lettori ci sono anche molti giovani, quindi per farvi intendere di cosa ho parlato, immaginate se in una sala prove si riunissero Phil Campbell (Motorhead), Danko Jones, The Bronx, Backyard Babies, The Hellacopters, Gluecifer, Misfis, Skid Row e qualche esponente della scena garage di Detroit… il risultato sarebbe ‘Who’s The Monster?’, senza, però, mai scadere nel plagio di alcun tipo e con una propria personalità. Ad ogni modo le influenze vanno intese come tali e basta, immancabili in qualsivoglia contesto e, come è normale che sia, provenienti dai vari backgrounds musicali dei singoli musicisti.
In chiusura posso affermare senza remore che ‘Who’s The Monster?’ dei Drive Me Dead, anche se siamo solo a Gennaio, sarà tra i migliori debut album del 2018. Se siete dei rockers procuratevelo a scatola chiusa, tanto non rimarrete assolutamente delusi, anzi! Se non siete rockers non posso farci nulla, “non è una questione di gusti, il problema è solo vostro” (parafrasando Lemmy)
Un applauso a questi energici, attitudinali, grotteschi ed oscuri, ma affascinanti, romantici e cazzutissimi Zombies!
Riff spumeggianti aprono la successiva ‘Your Worst Nightmare’ che continua il cammino roboante della band romagnola, dove tra i cambi di tempo si lanciano assoli di chitarra alla velocità di una cabrio in compagnia di qualche bella zombie e una bottiglia di birra – e dove viene creato una sorta di “colloquio” tra le parti cantate. Questo è quello che vi attanaglierà dentro, voglia di correre, di far festa e di spassarvela, ovviamente per come possa spassarsela un Mostro. ‘Zombies Don’t Run’ è marciante al punto giusto ma senza esagerare costantemente sull’acceleratore, al di fuori del ritornello, ma è anche giusto così visto che “gli Zombie non corrono”.
‘A Monster, The Monster’ continua la marcia con gran gusto compositivo e con i cori che continuano ad accompagnare la magnifica performance di Gento, che si allarga a “incazzamenti” vibranti in un frangente tremolante. Si ripigia ulteriormente sull’acceleratore con ‘Dear Dead’ (qui il video della versione Ep), uno dei pezzi forti dei Drive Me Dead che vi farà saltare in aria! La band, d’altronde, è una band che dopo l’ascolto su disco va’ assolutamente vista dal vivo, perché vi assicuro che on stage spaccano davvero il culo! La nuova versione rende dignità a un pezzo dinamitardo, con una produzione più all’altezza e un certo irrobustimento sonoro. A chiudere l’album la già citata cover di ‘Summer Of 69’, brano di Bryan Adams reso ancora più affascinante dalla band nostrana.
So che tra i lettori ci sono anche molti giovani, quindi per farvi intendere di cosa ho parlato, immaginate se in una sala prove si riunissero Phil Campbell (Motorhead), Danko Jones, The Bronx, Backyard Babies, The Hellacopters, Gluecifer, Misfis, Skid Row e qualche esponente della scena garage di Detroit… il risultato sarebbe ‘Who’s The Monster?’, senza, però, mai scadere nel plagio di alcun tipo e con una propria personalità. Ad ogni modo le influenze vanno intese come tali e basta, immancabili in qualsivoglia contesto e, come è normale che sia, provenienti dai vari backgrounds musicali dei singoli musicisti.
In chiusura posso affermare senza remore che ‘Who’s The Monster?’ dei Drive Me Dead, anche se siamo solo a Gennaio, sarà tra i migliori debut album del 2018. Se siete dei rockers procuratevelo a scatola chiusa, tanto non rimarrete assolutamente delusi, anzi! Se non siete rockers non posso farci nulla, “non è una questione di gusti, il problema è solo vostro” (parafrasando Lemmy)
Un applauso a questi energici, attitudinali, grotteschi ed oscuri, ma affascinanti, romantici e cazzutissimi Zombies!