HANGARVAIN – Roots And Returns


Hangarvain - 'Roots And Returns' (2018, Volcano Records)

Oggi vi parlo degli Hangarvain, che quest’anno son tornati in pista con ‘Roots And Returns’. Ma prima parliamo un attimo della band…

La formazione nostrana, che per suoni sembrerebbe provenire dagli Stati Uniti (se non lo sapessi ci giurerei), mentre in realtà proviene dalla calda e solare Campania, ha lasciato dietro di sè la precedente strada dell’alternative rock per girare il timone verso quell’hard rock pomposo con forti tinte blues che tanto ricorda quei cari e vecchi anni 70/80 – qui rivisitati con un’ottica decisamente moderna.

Ognuno dei sei brani presenti (inclusa la cover “metallosa” di ‘I Head It Through The Grapevine’ – classicone pubblicato in origine da Marvin Gaye nella seconda metà dei 60s) ha ragion d’essere, quindi non esistono riempitivi, ma solo composizioni scritte e suonate per lasciar scorrere le menti creative degli Hangarvain e farli tornare alle loro radici, per molti aspetti. Vi piace l’Hard Rock dalle travolgenti melodie? Il blues sanguigno e magari anche il rhythm and blues? O volete del southern? Qui trovate questo ed altro, miscelato con gran gusto e cognizione. D’altronde la band viene dal Sud italico, come già dissi, culla di innumerevoli e brillanti menti creative …la storia insegna.

Ad aprire le danze è proprio la title-track, ‘Roots And Returns’ – il senso di “radici e ritorno” dunque – che porta subito all’attenzione i passi su cui hanno deciso di muoversi gli Hangarvain nel loro ritorno, con ben presente “occhiolino” al passato. Un brano che musicalmente conserva quell’arroganza tanto cara al vero rock, coadiuvato da melodie trainanti con alcune tinte rhythm and blues. Punto di forza e di impatto principale è la bellissima linea vocale di Sergio Toledo Mosca, che si muove con disinvoltura regalando una performance che personalmente definirei impeccabile. Abbastanza lineare la base ritmica creata da Francesco Sacco e Mirkko De Maio, sulla quale si lascia andare la Les Paul di Alessandro Liccardo, maneggiata con classe.

‘Apple Body’ sbatte subito in faccia dei riff fortemente blues, che accompagnano l’intera traccia, in cui il ritornello vi farà viaggiare. L’assolo di chitarra è da pelle d’oca! Si aumentano i ritmi nella successiva e movimentata ‘Love Is Calling Out’, dal sound tipicamente American Style, prima di arrivare a ‘Give Me An Answer’, melodica e possente allo stesso tempo. Brani che definirei “antemici”!

‘The River’ è l’ultima delle tracce inedite che si muove a velocità sostenuta, un po’ come una vecchia Dodge in corsa lungo una statale americana, dove le note accarezzano i capelli nell’andatura per un paesaggio dai colori tenui ed avvolgenti, attorniati da un elegante profumo di libertà. Si giunge al termine di questo dischetto, imperidbile per tutti i rockers che stanno leggendo, con la già citata cover di ‘I Head It Through The Grapevine’, brano di Marvin Gaye uscito nel 1968 e qui reso decisamente “metallico” con dei riff molto southern.

Alla fine della corsa, si resta soddisfatti di tutto, ma proprio di tutto. Le emozioni ed il cuore che gli Hangarvain mettono nel comporre musica viene trasmesso a chi ascolta. La band tiene alta la bandiera del Rock italiano, e di questo ne dobbiamo dare atto, riconoscendo le indiscutibili qualità dei musicisti.

E adesso? Vediamo come si muoveranno… per il momento, come si suol dire, promossi a pieni voti!